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Istat, commercio con l’estero: in calo le esportazioni nel mese di gennaio!

18 Marzo 20154 min read

Brusca frenata per le esportazioni nel mese di gennaio. A rivelarlo è l’Istat nel corso del suo report mensile sulla bilancia commerciale del nostro paese.
Abbiamo più volte sottolineato in questa sede come il rilancio dell’export fosse uno dei pochi aspetti positivi dell’economia italiana negli ultimi mesi. Merito di un Euro particolarmente debole e del rilancio dei consumi negli Stati Uniti, che ha permesso alle aziende italiane di vendere i propri prodotti soprattutto sul mercato americano.
In verità anche nel mese di mese di Gennaio, il livello di vendite verso gli Usa è aumentato (+23,5%). Sono gli altri mercati, soprattutto quelli asiatici, ad aver contribuito alla decrescita del nostro export sia su base annua che mensile.
Ma analizziamo i dati con attenzione.

Rispetto al mese di dicembre, a gennaio il livello di esportazioni è diminuito del -2,5%, mentre le importazioni sono cresciute del +1,0%.
Il calo congiunturale delle vendite interessa sia l’area Ue (-2,6%) che quella extra Ue (-2,4%). Tutte le tipologie di prodotti hanno fatto registrare una contrazione: spicca, in particolar modo, il crollo di esportazioni di beni energetici (-18,2%); l’unica tipologia abbastanza stabile sono i prodotti intermedi (+0,3%).
Per quanto riguarda le importazioni, invece, c’è stata una leggera diminuzione degli acquisti da paesi extraeuropei (-0,4%) ed una variazione positiva di quelli provenienti dall’area Ue (+2,0%), ascrivibile soprattutto ai beni intermedi (+5,2%).

istatMa l’analisi più dettagliata ed interessante va effettuata su base annua. Per valutare l’andamento della bilancia commerciale italiana, è bene confrontare il livello di esportazioni ed importazioni di anno in anno.
In questo caso il paragone interesserà il mese di gennaio 2014 e gennaio 2015. Va fatta, però, una premessa importante: a gennaio 2015 ci sono stati 20 giorni lavorativi, uno in meno rispetto a dodici mesi fa.
In questo modo si possono spiegare, almeno parzialmente, le variazioni negative.
In termine tendenziali, dunque, il livello di vendite all’estero è diminuito del -4,2%; abbiamo cifre identiche per le importazioni (-4,2%).
In entrambi i casi le variazioni negative interessano sia l’area Ue che quella extra-europea. Se analizziamo nel dettaglio, però, i flussi commerciali con i singoli paesi, notiamo come i cali più evidenti abbraccino i paesi produttori di materie prime, come petrolio e gas naturale.
Non a caso la diminuzione tendenziale più imponente delle vendite verso i paesi esteri riguarda la Russia (-36,7%), i paesi MERCOSUR (-24,0%) ed i paesi ASEAN (-12,8%).
Stessa tendenze per le importazioni, con la flessione maggiore che interessa gli acquisti dalla Russia ( (-40,2%) e dai paesi OPEC (-23,3%).

La crisi energetica, dunque, sta colpendo in maniera importante tutti i flussi commerciali verso i paesi produttori di materie prime.
Tra i prodotti meno venduti ed acquistati, ci sono difatti i beni energetici.
Per fare qualche esempio la vendita di prodotti petroliferi raffinati ha visto un calo del 32,6%, così come l’acquisto di petrolio greggio e di prodotti petroliferi raffinati è diminuito rispettivamente del -41,1% e del -41,0%.
In generale c’è stato un leggera flessione delle prestazioni commerciali del nostro paese, non attribuibile alla crisi energetica. Anche i beni di consumo, ad esempio, sono protagonisti di una contrazione su base mensile ed annua.
Bisognerà, dunque, incentivare le esportazioni anche verso i paesi asiatici e non sfruttare solamente le condizioni macroeconomiche favorevoli nei rapporti tra Ue e Stati Uniti.

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