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Intervista a Elisabetta Tola – Google News Lab

14 Aprile 20165 min read

Volevamo porre la nostra attenzione principalmente sulla ricerca delle immagini di Google, qual è la procedura corretta per poter utilizzare delle immagini o anche dei video che sono stati già pubblicati o comunque utilizzati da altre fonti?

Partiamo dalle immagini. Sulle immagini, quando vado ad effettuare la ricerca sul motore di ricerca, uso: “altri strumenti di ricerca” per selezionare i diritti di utilizzo ed è molto importante che io scelga l’appropriato diritto di utilizzo. Ho un sito commerciale? Sceglierò immagini che sono state specificamente caricate da chi le ha rese disponibili come “riutilizzabili su un sito commerciale”. Se invece un’immagine è stata caricata, per esempio, per essere utilizzata solo in forma non commerciale allora andrò a selezionare e filtrare quel tipo di immagine lì. È molto importante perché l’utente che carica l’immagine decide quale tipo di fruizione ci sia del suo materiale. Quando utilizzo quel materiale devo rispettare, naturalmente, questa richiesta.

E per i video invece?

Per i video lo stesso, perché i video caricati su youtube hanno anch’essi dei termini d’uso. È molto importante anche lì andare a vedere effettivamente che tipo di termine d’uso è stato dato. Per altro su youtube è anche più semplice, in un certo senso, perché è anche molto immediato risalire al canale della persona che ha caricato quel video e quindi, molto probabilmente, ci sono anche i contatti e si può direttamente chiedere il permesso di utilizzo.

Questa mattina abbiamo, invece, parlato di YouTube ed abbiamo visto anche come le grandi testate si stanno orientando sempre di più verso l’utilizzo di questi strumenti audiovisivi. Per quanto riguarda, invece, le piccole testate giornalistiche come possono raggiungere in maniera efficace degli utenti anche, magari, raccontando attraverso YouTube la propria storia?

In un certo senso è quasi più cruciale per le piccole testate o per le attività di taglia più ridotta. Bisogna costruire un canale youtube, ben caratterizzato, immediatamente comprensibile dall’utente, costruendo materiale originale, ovviamente diverso rispetto a quello che si trova già ampiamente sulle grandi testate, aggiornato con una regolarità periodica e che cerca di parlare ad un target di pubblico preciso. Quando il canale è molto curato e produce un tipo di contenuti curati e che vanno incontro ad un’esigenza, una richiesta (quindi forse la ricerca da fare prima è: capire a chi sto parlando, chi voglio raggiungere) ho più chance di avere degli utenti che finiscono sul mio canale e che magari si affezionano e si iscrivono. Io credo che sia uno strumento formidabile proprio per le realtà più piccole, perché in questo modo c’è la possibilità di rendere visibile in rete il lavoro che si fa senza utilizzare necessariamente un brand alle spalle.

In un certo senso è quasi più cruciale per le piccole testate o per le attività di taglia più ridotta. Bisogna costruire un canale youtube, ben caratterizzato, immediatamente comprensibile dall’utente, costruendo materiale originale, ovviamente diverso rispetto a quello che si trova già ampiamente sulle grandi testate, aggiornato con una regolarità periodica e che cerca di parlare ad un target di pubblico preciso.

Un’ultima domanda. Sul live streaming, ci sono dei rischi in termini di appeal verso gli utenti per una piccola testata che decide di iniziare a mettere dei contenuti “live” ed improvvisamente, non riuscendo più ad avere una certa continuità, inizia solamente a caricare video già registrati? Che tipo di rischi ci sono per questi utenti?

Non direi che ci sono dei rischi. È chiaro che io consiglierei, giornalisticamente parlando, di fare una programmazione editoriale, come dicevo nel corso del workshop di stamattina, cioè: se io decido di abbracciare l’idea dei live streaming, quindi un Hangout on air, lo faccio pensando che avvio un’attività di relazione, costruisco un pubblico che poi si  aspetta, probabilmente, un appuntamento dopo l’altro. Anche qui devo costruire un evento, devo renderlo evidente, devo condividerlo nelle reti sociali e via dicendo. Diciamo che forse ha molto senso avviare questo tipo di attività se ritengo che sia sostenibile all’interno della mia programmazione editoriale, altrimenti posso scegliere di avere un canale su cui carico dei video post prodotti e poi, invece casomai promuovo quel tipo di circolazione lì.

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Giovanni Centrella

La fotografia è la mia più grande passione, mi sono formato in un corso di fotogiornalismo e documentario, che è stata un'intensa esperienza di vita, oltre che professionale. Lavoro quotidianamente per migliorare la mia tecnica e cogliere quello che spesso non si vede; ho allargato i miei orizzonti al video (sempre restando fedele alla mia reflex) e da qualche tempo piloto un drone per guardare il mondo da un altro punto di vista.

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