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Inps: giù le nuove pensioni

21 Aprile 20162 min read

In questi giorni si parla tanto di pensioni dopo l’allarme lanciato da Tito Boeri. Il presidente dell’Inps ha parlato dell’insostenibilità del livello di disoccupazione in Italia, che potrebbe portare i giovani italiani ad andare in pensione addirittura a 75 anni.

La riflessione di Boeri nasce in seguito ad un’analisi effettuata dall’Inps stessa, che ha preso come campione la cosiddetta generazione 1980, ovvero ragazzi che lavoro-sudpossiedono dai 26 ai 36 anni e che hanno dovuto fronteggiare le criticità del mercato del lavoro italiano ed una riforma delle pensioni che ha innalzato l’età pensionabile e ha penalizzato la discontinuità contributiva.
La maggior parte dei giovani fatica ad avere un posto fisso e ha ovvie difficoltà a versare i contributi con continuità. La conseguenza nel lungo periodo è il dirottamento dell’età pensionabile, che rischia seriamente di scollinare quota 70 anni.

Gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio Inps sul monitoraggio sui flussi di pensionamento relativi al primo trimestre del 2016 sono uno specchio dello stato del sistema pensionistico italiano.
Nei primi tre mesi del 2016 le nuove pensioni sono state 95.381 con una variazione negativa del 34,5% rispetto allo stesso periodo del 2015 (145.618).
Sono diminuiti in misura significativa anche gli assegni sociali (per gli anziani privi di reddito con redditi bassi), passati da 13.033 a 7.501 (-42,4%).
Ad influire sui numeri appena riportati, sottolinea l’Inps, c’è stato l’aumento dell’aspettativa di vita (4 mesi in più) ed il nuovi requisiti pensionistici per le donne, passati da 63,9 anni del 2015 a 65,7.
Alla luce di questi dati e delle recenti tendenze del mercato del lavoro, appare urgente un intervento che incentivi il turnover generazionale inserendo dei meccanismi di flessibilità. La norma sui pensionamenti anticipati non può bastare: è necessario mettere mano all’intero impianto pensionistico e al sistema delle politiche attive per dare un impulso reale al mercato del lavoro italiano.
Il meccanismo del “dare e togliere”, esemplificato della vicenda degli sgravi fiscali per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, può portare solo a dei risultati di breve periodo, senza rinnovare l’intero sistema.

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