C’era grande attesa per le elaborazioni dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps per il mese di gennaio, in modo da valutare il rendimento del mercato del lavoro all’inizio del 2016.
I primi risultati non sono certamente positivi. Secondo l’Inps, infatti, a gennaio 2016 si registrano 12.378 contratti a tempo indeterminato in meno rispetto ad un anno fa. Se consideriamo anche le trasformazioni di rapporti di lavoro a termine in contratti a tempo indeterminato, abbiamo una variazione negativa del 64% nel confronto con gennaio 2015 e del -60% rispetto al 2014.
L’Inps identifica le cause di questo crollo nella riduzione degli sgravi fiscali sui contratti stabili. Il Governo ha investito su questa misura circa 13 miliardi di euro, assicurando una decontribuzione fino a 8.060 euro alle imprese che stipulano nuovi contratti permanenti.
Gli sgravi, validi per tutto il 2015, hanno portato ad un’imponente crescita delle assunzioni, specie a tempo indeterminato, con un picco nei primi mesi del 2015 e a dicembre.
Nel dettaglio sono addirittura 1,54 milioni i contratti che hanno beneficiato delle agevolazioni.
Ma cosa succederà nel 2016, dal momento che il Governo ha deciso di ridurre fortemente gli sgravi? Il timore di molti è che gli effetti positivi possano svanire, portando ad un nuovo aumento del tasso di disoccupazione.
I primi dati dell’Inps sembrano andare proprio in questa direzione: terminati o comunque ridotti in misura significativa gli incentivi, le imprese hanno diminuito anche il numero di nuovi dipendenti. Del resto, come rilevato da un sondaggio Istat, il 50% delle aziende manifatturiere ed il 60% di quelle dei servizi dichiara che gli sgravi hanno avuto “molta” o “abbastanza” nella scelta di assumere o meno un nuovo addetto.
E in questo senso si spiega anche l’impennata di assunzioni verificatasi a dicembre, ovvero l’ultimo mese di operatività degli sgravi contributivi.
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