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Il piano del governo da 6 miliardi per la banda ultralarga

4 Marzo 20153 min read

Solo il 21% della popolazione italiana ha accesso ad una connessione Internet a banda ultralarga contro il 64% della media europea; la velocità media di navigazione su tutto il territorio italiano è inoltre inferiore ai 10 Mbps.
Questi dati spiegano il perché l’Italia si trovi all’ultimo posto tra i paesi europei per utilizzo delle nuove tecnologie digitali per la connessione a Internet e rendono bene l’idea dell’impellenza dell’investimento sulla banda larga.

banda largaDopo anni di attesa finalmente è arrivato un piano preciso con dei fondi altrettanto chiari.
Sono sei i miliardi di euro investiti dal Governo, di cui 4 anticipati dalla Banca europea degli investimenti e due stanziati dalla Stato a fondo perduto.
A questi vanno aggiunti i 2 miliardi già previsti dai privati e altri 4 derivabili dagli incentivi fiscali proposti dall’esecutivo per tutti i soggetti che decideranno di installare le strutture a fibra ottica nelle varie zone del nostro paese.
L’Italia prova, dunque, a dare una svolta al proprio cammino digitale con un unico obiettivo: rispettare il programma dell’Agenda digitale europea 2020 che mira a coprire il 100% della popolazione con una connessione di 30 mbps ed il 50% con almeno 100 mbps.

Il nostro paese paga ritardi ancestrali ed un’insistenza quasi miope sulle rete in rame. Il provvedimento del Ministero dello Sviluppo economico non obbligherà Telecom a spegnere il rame entro il 2030, come sembrava in un primo momento.
Al contrario, la strategia dell’esecutivo prevede una forte incentivazione fiscale per chi deciderà di investire sulla fibra ottica, rendendo di fatto poco conveniente puntare sulla “vecchia” rete in rame.
Le deduzioni di natura fiscale diventano ancora più forti nelle cosiddette regioni a fallimento sicuro. Il riferimento è al Sud Italia e ai territori montani, zone difficilmente raggiungibili dalla banda larga.
Lo Stato dovrebbe prevedere dei fondi di garanzia per i privati che decideranno di investire in questi territori e, qualora questo non dovesse avvenire, sarà la mano pubblica ad intervenire per dotare queste zone di una connessione veloce.

In generale il territorio italiano verrà diviso in quattro cluster, corrispondenti ad altrettante aree geografiche dove l’investimento sulla banda larga presenta diverse probabilità di successo.
Le grandi città, ad esempio, hanno una copertura migliore, ecco perché i privati troveranno più conveniente dirottare le proprie risorse su questi territori, consci delle alte possibilità di successo del proprio investimento.
Si tratta comunque di un piano doveroso, che dovrebbe rendere famiglie, scuole ed imprese immerse finalmente nella moderna realtà digitale.
L’arretratezza del nostro paese dal punto di vista dell’innovazione è uno dei maggiori svantaggi competitivi sul mercato mondiale. Dotare la stragrande maggioranza dei cittadini di una connessione veloce è a tutti gli effetti un atto dovuto alla civiltà dell’Italia.

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