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Il decreto di riforma delle Banche Popolari diventa legge

25 Marzo 20153 min read

Con 155 sì e 92 no il Senato ha votato la fiducia al Governo sull’Investment Compact.
Con la sua approvazione diventano legge una serie di misure che riformano il sistema economico e finanziario italiano.
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda certamente le Banche Popolari. Il nuovo quadro normativo disciplina la trasformazione in società per azioni e l’eliminazione del voto capitario per tutti quegli istituti finanziari di natura popolare con un utile superiore agli 8 miliardi di euro.
Sono nove le banche interessate dal provvedimento, le quali avranno 18 mesi di tempo per modificare il proprio statuto, pena la revoca della licenza bancaria da parte della Bce e la liquidazione coatta amministrativa dei beni.

17112014L’intervento in questione si pone come obiettivo la liberalizzazione del settore finanziario, provando a rendere più agevoli ed immediati i cambiamenti nel management di maggioranza delle Popolari. Allo stato attuale, infatti, la presenza dell’istituto del voto capitario (una testa un voto) rende quasi impossibile un mutamento nel controllo di queste banche, perpetrando una gestione del potere quasi oligarchica.
Risulta difficile, infatti, far convergere il voto di migliaia di soci verso un determinato gruppo di azionisti. Il decreto di riforma delle Popolari adotta, al contrario, un sistema di voto ponderato in base alla quantità di capitale posseduto.
Risulta evidente, ad ogni modo, come un cambiamento di questo tipo snaturi l’esistenza stessa delle Banche Popolari, quali istituti finanziari improntati su principi quali la democrazia economica e la gestione sociale del capitale.

All’interno dell’Investment Compact ci sono altre misure che abbiamo discusso più volte in questa sede.
Tra le più rilevanti ricordiamo quella sulla portabilità dei conti correnti, che renderà più rapido, nonché gratuito, il trasferimento di un conto da una banca all’altra; sono previste inoltre multe da 5.160 euro a 64.555 euro per quegli istituti finanziari che non rispettano il termine massimo di dodici giorni per il passaggio da un istituto ad un altro.
Ci sono, infine, una serie di norme che equiparano di fatto le Pmi innovative alle start up di alto valore tecnologico, purché siano costituite sotto forma di società di capitale, anche cooperative, ed operino sul mercato da meno di sette anni dalla loro vendita commerciale.
Le Pmi innovative potranno così usufruire dai medesimi vantaggi di natura fiscale e finanziaria delle start up, incentivando in questo modo i giovani ed i meno giovani a sviluppare i propri progetti innovativi.

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