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Il caso Danimarca: tra corruzione assente e confisca dei beni ai migranti

28 Gennaio 20162 min read

L’immagine di un Paese difficilmente può apparire più contraddittoria di quella mostrata dalla Danimarca negli ultimi giorni.

Proprio nella giornata di ieri abbiamo analizzato il rapporto di Transparency International che classifica la Danimarca al primo posto per corruzione percepita con un punteggio di 92 punti su 100.
danimarca amletoQuesto vuol dire che nel paese di Amleto i cittadini ed gli imprenditori percepiscono uno scarso livello di corruzione nella pubblica amministrazione.
La Danimarca è sempre stata ai vertici di questa graduatoria, quindi il primo posto della classifica 2015 non ci sorprende.
I paesi della Scandinavia si distinguono per efficienza amministrativa ed innovazione, due elementi che esprimono al meglio il grado di sviluppo e di prosperità di un Paese e di un’intera area territoriale.
Ma l’immagine di civiltà della Danimarca è stata scalfita dalla notizia apparsa qualche giorno fa sui principali organi di stampa nazionali ed internazionali. Il Governo di destra guidato da Lars Lokke Rasmussen ha approvato una legge sui richiedenti asilo che disciplina la confisca ai loro danni di denaro e oggetti del valore superiore a 10mila corone (circa 1.350 euro) per pagare le loro spese di mantenimento ed alloggio.
Un provvedimento che ha scatenato l’indignazione delle organizzazioni internazionali e di membri della società civile.
Una delle forme di protesta più eclatanti è rappresentata dalla scelta dell’artista cinese Ai Weiwei di chiudere la sua mostra “Ruptures” in Danimarca, che sarebbe dovuta proseguire fino ad aprile. Secondo Ai Weiwei la normativa sui migranti fornisce un’immagine terribile della Danimarca e dei danesi.
Risulta difficile dargli torto. Aldilà delle difficoltà che ciascun Paese sta affrontando nella gestione dei flussi migratori, imporre la confisca dei beni ai rifugiati appare una scelta lesiva dei diritti dei richiedenti asilo, oltre ad essere una decisione politica discutibile, se consideriamo i danni che suddetta la legge apporterà all’immagine internazionale della Danimarca.

 

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