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Guerra del Latte: il punto della situazione

11 Novembre 20156 min read

Continua in maniera serrata la “guerra del latte”, la protesta messa in atto dai produttori lattiero-caseari contro il controllo dei prezzi da parte delle industrie di trasformazione.
Le rimostranze sono iniziate sabato, con il blocco del centro produttivo di Lactalis (a Ospedaletto Lodigiano), la multinazionale francese che controlla, tra gli altri, marchi come Invernizzi, Galbani e Parmalat e che negli ultimi mesi ha imposto, insieme ad altri operatori del settore industriale, un taglio dei compensi alla stalla di oltre il 20%.

I produttori, quindi, sotto l’egida di Coldiretti, hanno deciso di far sentire la loro voce e di presidiare lo stabilimento di Ospedaletto Lodigiano. Una protesta IMG-20151111-WA0003che si è spostata, nella giornata di ieri, di fronte ai centri commerciali e ai supermercati di tutta Italia per far conoscere ai consumatori la situazione del settore lattiero caseario italiano e le peculiarità del latte e dei formaggi nostrani.
I nostri scaffali, infatti, sono letteralmente invasi dal latte a lunga conservazione proveniente dall’est Europa e da mozzarelle prodotte con latte e cagliate di derivazione estera.
Le industrie di trasformazione scelgono, quindi, la materia prima a basso prezzo proveniente da altri paesi, salvo poi vendere i propri prodotti ad un prezzo maggiorato del 30% rispetto ad esempio alla Germania e del 20% rispetto alla Francia.
Non c’è da stupirsi, allora, se nel 2015 oltre mille stalle hanno chiuso i battenti e se negli ultimi quattro anni oltre 4000 aziende di conferimento del latte hanno dovuto cessare la propria attività.
Il latte italiano richiede costi di produzione superiori rispetto ai competitors europei: imporre un prezzo di 33 centesimi al litro, quando i costi di produzione vanno dai 40 fino ai 60 centesimi nelle aree montane, significa depauperare un comparto che è uno dei punti di forza del Made in Italy agroalimentare.

La protesta degli agricoltori ha portato alla decisione estrema da parte di Lactalis di interrompere la raccolta del latte, attività che verrà ripresa solamente oggi.
IMG-20151111-WA0002Fondamentale, in tal senso, è stato l’operato svolto dal ministro Martina, che ha incontrato in questi giorni i rappresentanti di Assolatte e della Gdo, mentre per domani è previsto un tavolo di concertazione tra produttori ed industrie per cercare di trovare un punto di incontro e risolvere una crisi che rischia di diventare devastante per l’intero comparto.
Per questo motivo è stata disposta la sospensione del blocco dello stabilimento produttivo di Lactalis fino alle 11:00 di domani, quando si svolgerà l’incontro tra le parti.
Mentre Coldiretti e le altre associazioni di categoria vorrebbero un prezzo comune a tutte le stalle, Assolatte spinge per lasciare la massima libertà al mercato in modo da mantenere una posizione di forza.

In queste ore è arrivato anche il commento dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, per bocca del proprio presidente Giorgio Mercuri. Il vertice della centrale di rappresentanza delle coop agricole ha voluto ribadire la centralità e la virtuosità del modello cooperativo, che consente ai soci produttori di rifuggire dai ricatti delle multinazionali: «Queste decisioni assunte da alcune multinazionali, che stanno mettendo in ginocchio gli allevatori – ha dichiarato Mercuri – fanno comprendere ancora una volta l’importanza della filiera cooperativa: i soci di cooperative mettendosi insieme hanno un luogo sicuro dove conferire il prodotto al fine di valorizzarlo nel mercato, soprattutto in settori il cui prodotto agricolo è caratterizzato da una alta deperibilità».
Un punto di vista condiviso dal presidente di Confcooperative Calabria Camillo Nola: «In Calabria la pressione sui prezzi alla stalla è meno accentuata, grazie soprattutto all’azione della cooperazione, che riesce ad operare da vero e proprio ammortizzatore sociale verso i conferitori di latte nella nostra terra. Non solo per quanto riguarda la garanzia di un prezzo superiore all’attuale mercato, ma anche per la stabilità e l’etica nei rapporti e nei comportamenti.
Oggi, non è tollerabile creare una nuova forma di precariato. Ne abbiamo già troppe.
I rapporti con gli allevatori, con chi fa il buon latte italiano – aggiunge Nola – devono essere stabili e democratici, lasciare il latte nelle stalle è incomprensibile. Come cooperatori chiediamo a tutti i cittadini calabresi ed italiani, di acquistare in maniera più attenta, leggendo le etichette con attenzione e con la consapevolezza che quei centesimi in più sul prezzo del latte o di un formaggio italiano, restano spesso nel proprio territorio. Abbiamo la fortuna di avere dell’ottimo latte in Calabria, che fa bene alla salute sia di chi lo consuma, che all’economia regionale e questo al momento dell’acquisto non possiamo dimenticarlo, altrimenti facciamo il gioco di un mercato che, se basato solo sul prezzo, mette a rischio l’intera zootecnia da latte italiana, e con esso tipicità, funzione sociale, ricchezza economica».

Il Governo in questi mesi ha provato a sostenere il settore attraverso misure come la previsione di contratti scritti che disciplinano il prezzo di vendita del prodotto conferito, l’istituzione delle Op, la costituzione del Fondo Latte, uno strumento nato per ristrutturare il debito dei produttori, e l’aumento al 10% dell’aliquota di compensazione Iva.
Sarà necessario, però, adesso trovare un accordo con le industrie di distribuzione e provare a frenare la deriva di un mercato sempre più orientato verso la competitività al ribasso dei prezzi.

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