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Guerini: imprese sociali promotrici della dignità umana

22 Gennaio 20162 min read

Quale sarà il futuro del welfare in Italia? Anni di sperperi ed assistenzialismo hanno messo in discussione l’intero sistema italiano, fino ad arrivare nell’ultimo periodo a corposi tagli alla spesa.

La conseguenza inevitabile è stata un ripensamento dell’impianto teorico e pratico del welfare; si sta facendo strada un modello che potremmo definire misto, con un protagonismo evidente degli attori sociali.
terzo-settoreCooperative, associazioni, fondazioni, organizzazioni non-profit rappresentano ormai una costola del sistema assistenziale italiano; con tanti aspetti negativi e degenerativi, ma anche con molte esperienze virtuose.
Il presidente di Federsolidarietà-Confcooperative, Giuseppe Guerini, nel corso di un editoriale per il portale Vita.it ha sottolineato la presenza di tanti esempi positivi in tal senso.
«Per generare un progetto di successo – spiega Guerini – è indispensabile il coinvolgimento attivo e la responsabilizzazione delle persone, partendo essenzialmente da una donazione di fiducia, dalla trasmissione di una passione e di un desiderio di cambiamento. Da qui crescono poi capacità e competenze. Si tratta di una dinamica essenzialmente mutualistica, che fa crescere il welfare condividendo responsabilità e capacità di rispondere ai propri bisogni condividendoli».

I servizi di assistenza alle persone sono stati e continuano ad essere uno strumento di scambio affaristico, un settore dove le persone vengono considerate come dei semplici utenti. Secondo Guerini, proprio quest’ultimo aspetto esprime a chiare lettere il fallimento del modello tradizionale di welfare.
Il mondo delle cooperative e più in generale il Terzo Settore offrono valori e sistemi organizzativi completamente diversi, più in linea con gli attuali bisogni della società: «Avremo sempre più bisogno – aggiunge Guerini – di forme di imprenditoria sociale, partecipata e capacitante, che si fonda sul desiderio fondamentale di riconoscere dignità alle persone, che è cosa molto diversa dal voler posizionare un contenitore organizzativo e imprenditoriale su un flusso di denaro, pubblico o privato che sia, per erogare servizi e prestazioni ad utenti e clienti».
Il welfare collaborativo è ormai una realtà di fatto. Non comprenderlo significa rinunciare ad una società nella quale sono le persone, e non una semplice dinamica di mercato, i veri attori sociali.

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