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Gli aumenti di luce e gas e le liberalizzazioni dell’Antitrust

3 Ottobre 20122 min read

Aumenti delle bollette nel 2012È passato quasi nell’indifferenza, salvo poi a farci i “conti” quando arriveranno le prossime fatture, l’ennesimo rincaro delle bollette energetiche. Luce e gas, dal primo ottobre, hanno subito un novo aumento, rispettivamente dell’1,4% e dell’1%: il quarto dall’inizio del 2012, che in soldoni si traduce per le famiglie in una spesa media annua pari a 524 euro per l’elettricità e di 1.277 euro per il gas.

Interventi, a detta dell’Autorità per l’Energia, resisi necessari in funzione degli inattesi rialzi delle quotazioni petrolifere salite, in meno di tre mesi, di oltre il 20%. Ed è una “fortuna” che, proprio in funzione del nuovo metodo di aggiornamento della “quota energia” (QE), approvato dalla stessa Autorità nello scorso mese di giugno, che l’incidenza del gas non sia salita dell’1,7% comportando maggiori spese per i cittadini e le imprese utenti.

Minore l’incidenza per le famiglie e le aziende serviti in tutela, passati cioè al mercato libero dell’energia.

Da quest’ultimo dato, e dall’accelerazione arrivata dall’Antitrust al governo sulle politiche di liberalizzazione, scaturisce la più “semplice” delle riflessioni.

Dato che la concorrenza aiuta la crescita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali, l’esempio più evidente l’abbiamo constatato tutti nel comparto della telefonia, perché attendere ancora nella direzione di tanti altri possibili comparti dove si rendono necessari interventi a favore di liberalizzazioni o di semplificazione dei servizi?

La stessa Autorità della Concorrenza e del Mercato spinge in tale direzione, sollecitando il governo a compiere ulteriori passi, predisponendo anticipatamente la legge annuale per la concorrenza. Ci sono spazi d’intervento in settori cruciali per le tasche di cittadini e imprese: trasporti, energia, servizi postali, assicurazioni, autostrade, banche, telecomunicazioni, servizi pubblici locali e professionali, e altro ancora.

Comparti tutti che, in un mercato libero, favorirebbero nuova imprenditorialità, maggiore offerta di servizi, concorrenza, minori costi per i consumatori finali.

Iniziative che potrebbero risultare “scomode” per quei settori dove ancora è presente lo “zampino” dello Stato ma che, con coraggio, e senza ulteriori rinvii, occorre mettere in atto contribuendo così, almeno per questa parte, a ridurre i costi di tante persone e aziende, ivi compresa la spesa pubblica.

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