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Gardini: le cooperative in Cina per realizzare la propria funzione sociale

17 Luglio 20153 min read

Le cooperative guardano ai mercati esteri, con particolare interesse verso la Cina. La crisi della domanda interna porta le imprese agroalimentari italiane a cercare nuovi approdi per i propri prodotti.
Ci sono nuovi consumatori da conquistare e un brand Italia da rendere sempre più forte.

La scorsa settimana le cooperative calabresi hanno avuto un assaggio del mercato cinese, incontrando il direttore generale dell’Ice di Pechino, il dottor Antonino Laspina.
Laspina ha parlato di un mondo, quello cinese, in continua evoluzione, con gusti e preferenze sempre più vicini a quelli europei ed italiani.
La Cina può essere, dunque, un mercato di riferimento per le imprese agroalimentari nostrane, a patto di presentarsi all’appuntamento con l’internazionalizzazione con la giusta competenza e conoscenza del contesto di riferimento.

Gardini_Confcooperative_MicrocreditoAnche il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, condivide questo punto di vista.
Il mondo della cooperazione ha bisogno di cercare nuove sfide.
Non a caso recentemente è stato aperto all’interno di Confcooperative, un ufficio ed un portate dedicati esclusivamente al tema dell’internazionalizzazione e dell’export.
Il potenziale dell’Italia, dal punto di vista dell’agroalimentare, è semplicemente immenso. L’immagine del Made in Italy è molto forte fra i consumatori internazionali e va sfruttata affiancandola a strategie integrate fra istituzioni ed imprese. Expo servirà per rafforzare ulteriormente l’idea di un’Italia come un paese leader nel settore del food and wine e sinonimo assoluto di qualità.
Secondo Gardini il nostro Paese esporta ancora troppo poco in Cina: nel 2014 le esportazioni italiane verso il mercato cinese hanno superato di poco i 340 milioni di euro contro i 34,1 miliardi complessivi.
Numeri troppo ristretti per una realtà, quella cinese, contraddistinta da almeno 300 milioni di possibili acquirenti. E non parliamo solo dell’agroalimentare, ma anche della moda e del turismo, settori simbolo dell’Italia nel Mondo.
La cooperazione italiana ha allora il dovere e la necessità di esplorare questo mercato, costruendo con la Cina “una grande, durevole amicizia”.

L’approdo delle cooperative italiane in terra cinese non è però una questione di business. Le coop nascono con l’intento di rispondere alle esigenze economiche e sociali dei soci, ovvero quelle di creare reddito e lavoro nei territori di riferimento.
«Più le cooperative esportano, più trovano nuovi mercati, tanto meglio riescono a remunerare il socio e svolgono la loro propria funzione sociale prima ancora che economica» scrive Gardini sulla rivista Cinitalia.
Gli spazi di approdo sono enormi e sono già stati esplorati da alcuni grandi colossi cooperativi come Conserve Italia, Granarolo, Caviro e Naturitalia. Ma anche le piccole e medie realtà cooperative possono tentare la sfida dell’internazionalizzazione attraverso processi di aggregazione, assolvendo così al meglio il proprio compito di impresa sociale.

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