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Gardini (Confcooperative): Combattiamo l’illegalità e chiediamo lo stop al finanziamento alla politica

16 Aprile 20154 min read

Il Presidente della Confcooperative, Maurizio Gardini, non lascia spazio a giri di parole. In questi mesi, in cui le cooperative sono state al centro del dibattito pubblico, ha espresso pensieri piuttosto duri nei confronti di chi danneggia l’immagine delle imprese sociali.
Basta con le giustificazioni e con il mantenimento dello status quo: il mondo della cooperazione deve reagire, estirpando le “mele marce” e collaborando con le istituzioni.
Un cambiamento nei rapporti tra imprese, pubblica amministrazione e politica è quantomai necessario. Per questo motivo bisogna rivedere alcune normative, come quella sugli appalti e sui meccanismi di controllo dei bilanci delle cooperative. Ma risulta ancora più auspicabile un cambiamento culturale, difficile da instillare con una singola riforma legislativa, più facile, invece, da ottenere nel lungo periodo attraverso l’attività quotidiana di chi ricopre ruoli di responsabilità.

confcooperativeGardini ha parlato nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, nella quale ha espresso il suo parere sulle recenti inchieste giudiziarie che hanno coinvolto il mondo delle cooperazione.
Da Mafia Capitale alla Cpl Concordia, cambiano gli interpreti ma lo scenario resta il medesimo: raccontano di un quadro torbido fatto di corruzione e di rapporti di tipo familistico tra politica e coop, tra sfera istituzionale e realtà imprenditoriale.
Sono due mondi che dovrebbero mantenere una certa autonomia: il rispetto dei ruoli e dei confini di potere troppo spesso, però, viene valicato nel nostro paese. Ne è consapevole Gardini che per questo motivo, a proposito di Cpl Concordia, lancia la sua proposta chiara e netta: “Con tutto il rispetto che posso avere delle decisioni della LegaCoop penso che la cooperativa modenese andrebbe sospesa dall’associazione di rappresentanza per responsabilità oggettiva e mancato controllo, da parte del Cda prima e dei soci poi, dell’operato dei propri amministratori”.

Il progetto della cooperazione italiana è ambizioso. Per il 2017 è prevista la creazione di un’unica centrale di rappresentanza che unisca l’area bianca (Confcooperative), rossa (LegaCoop) e repubblicana (Agci).
La nuova Alleanza delle Cooperative italiane non può più “tollerare zone grigie”, e deve chiarire che “una cooperative che ha collaborato con la camorra non può far parte della nostra Alleanza”.
La battaglia di Gardini è anche un modo per difendere l’immagine delle cooperative sane, perché, come ha più volte ribadito lui stesso in questi mesi, le false coop “hanno tolto lavoro e reddito alle imprese oneste”.
Bisogna rimettere al centro i soci, perché sono loro la vera anima delle imprese sociali.
Per raggiungere questo obiettivo Gardini ha le idee chiare su quali siano le prossime mosse da adottare. Il primo step riguarda il rapporto tra coop e mondo della politica, una relazione che si alimenta attraverso veri e propri finanziamenti (legali) alle istituzioni politiche.
Un fenomeno, quest’ultimo, che secondo il vertice di Confcooperative ha passato il limite in troppe occasioni, trasformandosi da attività legale in corruzione allo stato puro.
No abbiamo già fissato il limite dei mandati per i dirigenti dell’associazione. Abbiamo chiesto che le singole cooperative facciano lo stesso perché laddove per anni c’è lo stesso gruppo dirigente possono nascere situazioni di opacità”.
La separazione delle carriere tra dirigenti del mondo della cooperazione e rappresentanti politici deve essere, dunque, secondo Gardini, il primo passo per ridare trasparenza ad un rapporto a tratti ambiguo.
L’immagine delle cooperative, in via definitiva, non può e non deve essere quella emersa in questi mesi, perché decenni di storia e di tradizione non meritano di essere dimenticati ed infangati in questo modo.

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