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Flai-Cgil: 430.000 lavoratori vittima del caporalato

16 Maggio 20164 min read

Venerdì scorso è stato presentato il Terzo Rapporto Agromafie e Caporalato, uno studio realizzato dall’Osservatorio Placido Rizzotto – Flai Cgil che cerca di analizzare il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa e delle pratiche illegali nel mondo dell’agricoltura. 

Recentemente il Governo ha messo in pratica alcuni strumenti per contrastare il caporalato, uno su tutti la Rete del lavoro agricolo di qualità, un vero e proprio sistema che fornisce vantaggi competitivi a quelle imprese agricole coop agricolevirtuose che rifuggono il lavoro irregolare.
Fin qui, però, tale strumento si è rivelato inefficace, con poche aziende che hanno fatto richiesta per essere inseriti nella Rete e molte che hanno riscontrato delle difficoltà burocratiche per poter essere ammesse nel sistema.
L’esecutivo ha inoltre redatto un disegno di legge che prevede di inasprire le pene per chi commette il reato di caporalato ed inserisce tra le sanzioni anche la confisca dei beni. Il provvedimento, però, deve passare ancora il vaglio delle Camere ed è plausibile pensare che siano necessarie diversi mesi prima della sua entrata in vigore.

Il Terzo Rapporto Agromafie e Caporalato ci aiuta a fare il punto della situazione. Vi proponiamo una sintesi del rapporto ed alcune infografiche.
Il fenomeno dell’agromafia e del caporalato vale rispettivamente 14 e 17 miliardi di euro. Negli ultimi anni la mafia ha trovato sempre più interessante investire nel campo dell’agricoltura, rilevando le imprese in difficoltà e sfruttando, attraverso dei prestanome, i finanziamenti dell’Unione Europea.
Lo dimostra il fatto che quasi il 50% dei beni sequestrati o confiscati alle mafie siano proprio terreni agricoli (30.526 su 68.194). La criminalità organizzata ha intensificato il proprio livello di attività nella contraffazione dei prodotti agroalimentari e nell’Italian Souding, sfruttando l’appeal delle specialità italiane all’estero ed i crescenti guadagni in questo specifico settore illegale.

Il Rapporto rivela che ci sono circa 80 distretti agricoli (indistintamente da nord a sud) nei quali si registrano fenomeni di grave sfruttamento e caporalato, seppur con diversi livelli di intensità. Ad essere vittime del caporalato (e delle sue diverse forme) sono indistintamente italiani e stranieri, circa 430.000 unità, dunque circa 30/50.000 in più rispetto a quanto stimato nel rapporto precedente, con più di 100.000 lavoratori in condizione di grave sfruttamento e vulnerabilità alloggiativa.
Sono diversi i soprusi e le irregolarità portate avanti sui terreni agricoli, tra i quali il Rapporto segnala la mancata applicazione dei contratti, un salario tra i 22 e i 30 euro al giorno, inferiore del 50% di quanto previsto dai CCNL e CPL, orari tra le 8 e le 12 ore di lavoro, lavoro a cottimo (esplicitamente escluso dalle norme di settore), fino ad alcune pratiche criminali quali la violenza, il ricatto, la sottrazione dei documenti, l’imposizione di un alloggio e forniture di beni di prima necessità, oltre all’imposizione del trasporto effettuato dai caporali stessi.
Sono aumentati, infine, i controlli, con una variazione positiva del 59% rispetto all’anno precedente, dai quali è emerso che più del 56% dei lavoratori trovati nelle aziende agricole sono parzialmente o totalmente irregolari, con 713 fenomeni di caporalato registrati dalle autorità ispettive.

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