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Finanziamenti ed inclusione: i problemi dell’istruzione europea

8 Novembre 20163 min read

Quando parliamo di istruzione, è ormai inevitabile affrontare il tema dei fondi a scuole e università. La questione del taglio dei finanziamenti all’istruzione ha infiammato per anni il dibattito pubblico italiano, soprattutto dopo l’approvazione della riforma Gelmini. 

Ma oggi qual è la situazione dell’istruzione pubblica in Italia e soprattutto in Europa? LEducation and Training Monitor 2016, elaborato dalla Commissione europea, fa luce in particolare su due aspetti: il livello di finanziamenti pubblici ricevuti da scuola e università negli ultimi anni e la capacità di integrazione sociale delle istituzioni scolastiche.
scuola cooperativePer quanto riguarda l’aspetto prettamente economico, il rapporto segnala che nel 2014 (anno di riferimento dello studio) c’è una crescita complessiva dei fondi pubblici a scuola e università dopo ben tre anni consecutivi di tagli. Nel dettaglio, la variazione positiva su base annua è dell’1,1%, con due terzi dei paesi membri dell’Unione Europea che fanno registrare tassi di crescita.
Il trend ci dice che molte nazioni dell’Est Europa e dell’area balcanica come Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia si segnalano per un aumento della spesa per l’istruzione superiore al 5%; ci sono, però, dieci paesi, tra i quali Italia, Belgio e Grecia che hanno ancora una volta ridotto i finanziamenti per le scuole.
Persiste quindi il problema dei tagli all’istruzione in Italia e si aggiunge a quello della scarsa capacità inclusiva della scuola. I recenti ed imponenti flussi migratori hanno fatto entrare nell’agenda setting dei politici europei il tema dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti.

Al di là delle posizioni più estreme, portate avanti anche da capi di stato di importanti paesi membri (vedi il caso ungherese), i governi dovranno implementare politiche di integrazione che mettano al centro proprio le istituzioni scolastiche. Come sottolinea l’Education and Training Monitor 2016, infatti, circa il 30% dei nuovi arrivati hanno meno di 18 anni e la maggiore parte ha un’età inferiore ai 34 anni.
Per attivare processi di inclusione sociale bisogna partire, dunque, proprio dall’istruzione, accelerando il processo di apprendimento della lingua e della cultura del paese di arrivo e soprattutto favorendo la socializzazione con i ragazzi nativi. Al momento, però, le istituzioni scolastiche stanno fallendo quest’obiettivo.
Secondo i dati dello studio della Commissione europea, il tasso di abbandono scolastico tra i migranti è del 30% contro il 10% della popolazione locale e la percentuale di conseguimento di titoli accademici è del 36,4% contro il 39,4% dei ragazzi del posto.
Siamo, dunque, lontani da un sistema Europa che investa in maniera credibile su istruzione e integrazione, aspetti centrali per la creazione di una cittadinanza attiva europea.

 

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