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Fare impresa in Calabria non conviene, ma la percezione supera la realtà

24 Giugno 20162 min read

Gli imprenditori trovano poco attrattivi il Mezzogiorno e la Calabria. L’assunto, emerso dallo studio “L’attrattività percepita di regioni e province del Mezzogiorno per gli investimenti produttivi” di Dario Musolino, pubblicato sull’ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della Svimez, appare piuttosto scontato. 
Ci sono, però, alcuni elementi dell’indagine piuttosto interessanti che è bene approfondire. 

La regione più attrattiva per gli imprenditori è la Lombardia che ha ottenuto un punteggio di 4,07 su 5. Alle sue spalle si classificano Emilia Romagna (3,92), reti d'impresa bandoVeneto (3,86), Piemonte (3,58), Toscana (3,37). Agli ultimi posti della graduatoria, come era prevedibile, ci sono Sicilia, Campania, Sardegna e Calabria.
Le province presentano il medesimo andamento. Quella più attrattiva è Milano con uno score di 4,07, seguita da Brescia (4), Monza e Brianza (3,99), Bergamo (3,98). Agli ultimi due posti troviamo le province di Reggio Calabria (1,74), Crotone e Vibo Valentia (1,72).
Che il Mezzogiorno e la Calabria siano delle aree dove è difficile fare impresa non è una sorpresa. C’è, però, un altro elemento di questa indagine che è tutt’altro che scontato.

La ricerca mette a confronto le regioni più e meno sviluppate di alcuni paesi come la Germania, l’Olanda e per l’appunto l’Italia, verificando se esiste una corrispondenza tra percezione e realtà circa l’arretramento di una determinata area. L’intento, in parole povere, è scoprire se una regione sia meno arretrata di quanto l’opinione pubblica pensi.
Lo studio mostra come in Germania e Olanda il gap di attrattività tra le regioni è percepito in modo inferiore rispetto alla realtà. In Germania, ad esempio, il divario di percezione è 1,71 contro il 2,1 del divario reale.
In Italia, invece, abbiamo la situazione opposta, in quanto il divario reale è pari a 2 e quello di percezione sale a 2,34.
Gli imprenditori possiedono, dunque, una cattiva opinione del Sud che risulta essere persino peggiore della realtà, per quanto quest’ultima sia effettivamente complessa.
I fattori frenanti per lo sviluppo dell’attività di impresa vengono individuati nella carenza di infrastrutture di trasporto e logistica (26,4%), nella povertà del tessuto produttivo (presenza di clienti, fornitori, altre imprese: 21,3%), nella criminalità organizzata (13%) e nell’inefficienza della PA (3,5%).

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