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Dopo la Spending review, il percorso di guerra non è finito!

19 Luglio 20123 min read

Il Capo del Governo è persona schietta, capace di dire pane al pane e vino al vino. Non usa mezzi termini e, talvolta, va anche alla ricerca di espressioni “forti” per ribadire, con puntualità, le proprie idee e la propria visione dello (S)tato delle cose.

monti guerra spending review manovra tasseCosì anche ieri, in occasione dell’assemblea dell’Abi (l’associazione delle Banche Italiane), salendo sul palco al Palazzo dei Congressi dell’Eur, dopo che il Governatore di Bankitalia Visco ha ricordato ai presenti la verità di un Paese ancora in recessione, Mario Monti, volutamente, si è lasciato andare ad un’espressione “forte” e risoluto: “il percorso di guerra intrapreso dall’Italia, anche se pacifico, non è finito”.

Un messaggio chiaro che, sebbene addolcito dalla frase susseguente, “ma si può ragionevolmente sperare, non so in quale mese del 2013, che i cittadini e chi sarà al governo possano vedere gli effetti dei nostri provvedimenti su crescita e occupazione”, esprime fino in fondo profonda fiducia nella propria azione governativa e un monito all’intero Paese per una presa di coscienza collettiva sui sacrifici oggi occorrenti in funzione di quel traguardo. E su ciò non risparmia, questa volta senza giri di parole, indicazioni precise a tutte le parti sociali.

E di essere in guerra ce ne siamo accorti un po’ tutti. Ciascuno nella propria trincea, imparando a fare i conti con un contesto sociale ed economico in profondo cambiamento che, inevitabilmente, si rifletterà in un cambiamento personale: in stili di vita, consumi, relazioni.

Sono gli effetti della spending review emanata appena monti parla pubblico manovra economiaquattro giorni fa e della quale stiamo afferrando, non senza sussulti e agitazioni, i concetti e presto anche gli effetti.

Tuttavia, a guardar bene, c’è una parte della popolazione, piccola se si vuole ma rilevante per l’alone pubblico che la riguarda, la cui trincea è rimasta vuota, come se a loro questa guerra non riguardasse o, forse, della quale rimanerne spettatori per poi, aprile 2013, salire sul gradino più alto per auto assegnarsi meriti (tranne pochi, sono tutti nella maggioranza che hanno voluto la guerra) e assumersi l’onore di portarla a termine ponendosi (democraticamente) a capo delle truppe.

Lo abbiamo già scritto il giorno dopo l’annuncio del pacchetto relativo alla spending review, la casta è rimasta fuori dalla battaglia. Per loro la guerra non è mai iniziata o, non senza ipocrisia, ne parlano ma con ipotesi così lontane, con scadenze tali (2016) che quando tutti noi con le ossa rotte esulteremo per la fine dei tanti sacrifici vissuti loro, lindi e pinti, si accorderanno qualche taglio di spesa mensile, qualche benefit in meno e, probabilmente, anche una pensione (non di guerra) più onesta.

 

 

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