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Diseguaglianza crescente tra Nord e Sud Italia

27 Aprile 20153 min read

Il rapporto della Fondazione David Hume de Il Sole 24 Ore certifica la grave situazione economica del nostro paese. Più volte in questa sede abbiamo posto l’accento sul problema della povertà e della diseguaglianza crescente. La questione dell’equa redistribuzione delle risorse affligge non solo l’Italia, ma tutti i paesi industrializzati.
La crisi economica non ha fatto altro che acuire il divario tra chi possiede maggiori risorse e chi, invece, fa fatica a vivere un’esistenza dignitosa. Per questo motivo abbiamo richiamato in più occasioni l’esigenza di politiche economiche a sostegno di chi versa in condizioni di difficoltà.
Si tratta non solo di un dovere morale, ma di un’esigenza di natura politica ed economica. Il contrasto alla deriva populista e alla depressione dei consumi parte proprio da qui.

downloadL’analisi della Fondazione Hume ci offre un quadro più chiaro della situazione e ci aiuta a capire soprattutto quanto sia grande il divario tra il Mezzogiorno ed il Centro Nord in termini di reddito pro-capite e di ricchezza posseduta.
Come riporta Il Sole 24 Ore il rapporto tra il Pil pro capite del Sud e quello del Nord è aumentato e diminuito a seconda delle varie fasi storiche. La crisi degli ultimi ha contribuito ad una sua flessione notevole portandolo ad arrivare al 56% nel 2011 (nel 1972 era al 63,5%). Si tratta di una differenza in termini di ricchezza prodotta davvero rilevante per un paese come l’Italia che è a tutti gli effetti una delle maggiori potenze industriali europee.
L’analisi più interessante, effettuata dalla Fondazione David Hume, riguarda con ogni probabilità non tanto l’entità della diseguaglianza, ma le sue ragioni intrinseche.
Se analizziamo infatti l’andamento dell’indice di Gini (l’indicatore più affidabile per studiare le diseguaglianze economiche), l’Italia si attesta sullo 0,33, perfettamente in linea con la media Ocse (0,35).
La situazione diventa, però, più preoccupante se entriamo nel merito. Come evidenzia Sergio De Nardis, infatti, capoeconomista di Nomisma, l’aumento della diseguaglianze in Italia non è dovuto tanto ad una costante ricerca dell’eccellenza che avrebbe portato così ad una crescita generale degli stipendi più alti.
Al contrario il nostro paese presenta un preoccupante appiattimento verso il basso, specie nelle regioni meridionali, dove il tasso di disoccupazione è maggiore e le differenze reddituali con il Centro Nord sono sempre più marcate.
La crisi, dunque, nel nostro paese non ha portato tanto ad un arricchimento di chi già possedeva ingenti risorse, come invece è avvenuto in altri paesi, quanto ad un impoverimento generale.
Sempre secondo lo studio della Fondazione David Hume, questo fenomeno è stato accentuato dalle politiche di bilancio imposte dall’Unione Europea che hanno portato ad una riduzione della spesa pubblica e con essa alla carenza di servizi per i cittadini con redditi inferiori alla media.

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