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Diseguaglianze e differenze di genere nel mondo della finanza italiana ed europea

14 Aprile 20152 min read

Il ruolo delle donne nella finanza italiana ed europea è ancora marginale, soprattutto se rapportato alla straordinarie capacità che l’universo femminile ha dimostrato in questi anni.
Secondo Joe Capobianco, direttore generale dell’Organismo Apf (Album Promotori finanziari), in Italia le consulenti donne nel mondo della finanza sono solo il 18,6% nonostante gestiscano dei portafogli mediamente più grandi: 20 milioni di euro in media contro i 14 milioni degli uomini.
Le loro capacità manageriali e di gestione del rischio orientato agli investimenti sono apprezzate dai clienti. Evidentemente questo non basta a ridurre le differenze di genere in un ambito tradizionalmente considerato di “appartenenza” maschile.

sedia vuotaQuesto tipo di discriminazione di genere non è presente, invece, negli Stati Uniti. Secondo l’Us Bureau Labor Statistics Report, infatti, nell’anno 2014 sono quasi centomila le donne consulenti nel settore finanziario su un totale di 383mila. Siamo di fronte a percentuali ben più alte rispetto all’Italia e al resto d’Europa.
Non a caso proprio negli Stati Uniti, come riportato da Corriere Economia, stanno già attivando dei portafogli specifici per le donne.
Le caratteristiche manageriali sono diverse rispetto a quelle degli uomini. Di qui l’esigenza di predisporre prodotti d’investimento specifici per l’universo femminile.

Ma facciamo un po’di chiarezza sugli aspetti peculiari delle donne manager nel mondo della finanza. Innanzitutto risultano essere meno propense al rischio, amano seguire le trattative da vicino, interpellando il proprio consulente e cercando di conoscere tutti i dettagli dell’investimento. Proprio la curiosità sembra essere l’aspetto maggiormente divergente nel confronto con gli uomini: consente loro di valutare attentamente tutte le dinamiche del possibile investimento e di predisporre degli obiettivi concreti da realizzare.
Si tratta, dunque, di un profilo più pragmatico e attento rispetto a quello maschile, ma fortemente sotto-rappresentato nella finanza italiana. Resta, ad ogni modo, un figura in crescita nel mondo del private banking, sia dal punto di vista numerico che da quello delle risorse possedute.
Sarà forse merito della loro accurata gestione del patrimonio e del rischio? L’Italia e l’Europa sono chiamate a prendere appunti.

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