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Digital Economy and Society Index: perché i numeri dell’Italia sono deludenti

25 Febbraio 20164 min read

È stato pubblicato oggi il Digital Economy and Society Index, l’indagine della Commissione europea sui progressi dei paesi comunitari in materia di digitale. 

Il rapporto evidenzia, ancora una volta, i gravi ritardi dell’Italia.
Nel 2015 sono stati lanciati tanti provvedimenti che avevano come obiettivo la crescita digitale del nostro Paese, ma solo pochi di essi hanno visto una reale attuazione.
Se escludiamo la fatturazione elettronica, per il resto abbiamo tante misure che ancora non sono operative. Il piano banda ultralarga, il Pin unico, i pagamenti digitale italiadigitali, il FOIA ed altri provvedimenti lanciati dal Governo sono in realtà ancora in una fase embrionale.
Per questo motivo il Digital Champions italiano, Riccardo Luna, ha commentato con un pizzico di delusione i dati pubblicati dalla Commissione europea.
Dalle pagine dell’Huffington Post si è espresso in questi termini: “Difficile trovare aspetti positivi. Probabilmente l’unico dato confortante è l’aumento del 4 per cento, nella fascia di età 16-74 anni, degli utenti di Internet. Serve una verifica ulteriore, ma ad una prima lettura si tratta di un milione e ottocentomila nuovi utenti, un sensibile progresso rispetto al passato: dovrebbe trattarsi di un milione di utenti in più rispetto all’anno precedente. Ma non basta, di questo passo il digital divide lo chiudiamo fra 10 anni“.

Se analizziamo nel dettaglio i dati DESI ci rendiamo conto di quanto sia indietro l’Italia. Nella classifica del Digital Economy and Society Index il nostro Paese si trova al 25° posto, solo Grecia, Bulgaria e Romania hanno fatto peggio.
Una delle poche notizie positive è che l’Italia è stata inserita nel gruppo di nazioni definite come “catching up”, ovvero paesi che stanno crescendo più velocemente della media europea. Ma considerando il punto di partenza, era scontata una crescita di questo tipo.
Il punteggio fatto registrare dall’Italia è di 0,4, al di sotto dello score complessivo dell’Europa che si attesta quest’anno a 0,52 punti su 1.
I progressi sono piuttosto limitati in tutti gli indicatori, fatta eccezione per la crescita del ruolo del commercio elettronico nel fatturato delle PMI (8,2%).
E anche qui, il punto di partenza non era dei più esaltanti. Secondo una recente indagine condotta da TNS e commissionata da eBay, infatti, il 92% delle PMI intervistate dichiara di non aver mai preso in considerazione di utilizzare l’e-commerce nonostante più della metà (52%) dichiari di avere un sito internet.
Migliorare le proprie performance in termini di commercio elettronico era, dunque, piuttosto facile.

In materia di connettività l’Italia si posiziona al ventisettesimo posto. Come evidenzia il DESI c’è una broadband sempre più diffusa ma ancora poco veloce. Secondo questa indagine i cittadini italiani preferiscono utilizzare connessioni per mobile (75 italiani su 100).
Per quanto riguarda, invece, il capitale umano l’Italia si attesta al 24esimo posto, con uno score di 0,42 punti.
Per dare l’idea dello stato di arretratezza nel quale verso il nostro Paese basta evidenziare come un terzo dei cittadini italiani non utilizza Internet regolarmente; di quelli che si collegano in rete quotidianamente il 31% non possiede le competenze digitali base.
La categoria, però, dove l’Italia si classifica all’ultimo posto è l’utilizzo di Internet nelle attività quotidiane con uno score di 0,33: gli italiani sono molto diffidenti quando devono effettuare pagamenti online o più semplicemente cercare news in rete.
Ci sono realtà come quella dell’eBanking, degli acquisti online e la semplice lettura di quotidiani su Internet che sono meno diffuse rispetto la media europea.
Emerge, dunque, un quadro abbastanza preoccupante. La speranza è che la nomina di Diego Piacentini come commissario del Governo per l’innovazione ed il digitale riesca a dare all’Italia un impulso decisivo in un ambito vitale per la crescita del Paese.

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