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Crisi Euro-tassi sul Bund negativi: un paradosso insostenibile

24 Luglio 20124 min read

L’altro ieri lo spread tra il Btp italiano ed il corrispondente Bund Tedesco ha superato di nuovo i 500 punti: un livello da allarme rosso per il Tesoro.

Significa che lo stato italiano paga a chi acquista i suoi titoli decennali un tasso del 6,21%, mentre lo stato tedesco paga solo l’1,21%. Depurando tale tasso di interesse dall’inflazione europea si perviene ad un valore negativo: ciò significa che dopo 10 anni l’investitore si vedrà restituito un capitale svalutato.

crisi finanza bund euroE’ UN VERO PARADOSSO, in quanto contrasta con il più elementare dei principi economici: se mi privo dei miei soldi e li presto a qualcuno, lo faccio perché alla scadenza avrò un capitale più alto. Invece in questo caso l’investitore italiano e non solo, pur cosciente di tale rischio, investe con pertinacia in titoli tedeschi. E’ una situazione che sembra veramente assurda.

Ma se la maggior parte degli investitori internazionali puntano su Berlino, nonostante la certezza di rendimenti negativi, QUAL E’ LA MOTIVAZIONE?  Ed ancora, e’ una situazione sostenibile nel medio e lungo termine?

La motivazione vera è che l’IPOTESI OPERATIVA che da mesi prevale tra i money managers di mezzo mondo è che gli spread continueranno a divergere oltre quota 500. Se questo scenario si verificherà realmente e si protrarrà nel tempo, l’Italia o si metterà al passo con la Germania, procedendo con ulteriori riforme, tutte lacrime e sangue, cosa che viene vista come molto improbabile, OPPURE DOVRA’ TORNARE ALLA LIRA!

Ecco allora rivelato l’arcano. Chi investe in titoli tedeschi dà per scontato che entro 12/24 mesi gli stati fortemente indebitati, come l’Italia e la Spagna, dovranno uscire dall’Euro e tornare alla valuta nazionale. Se questo dovesse verificarsi, comporterebbe una FORTE SVALUTAZIONE DEGLI ASSETS dei paesi fuori dall’Euro, mentre i titoli tedeschi e di altri paesi del nord Europa, come Olanda e Finlandia e Austria si rivaluterebbero automaticamente per effetto del cambio.

Una disintegrazione dell’Euro sarebbe UNO SHOCK ENORME PER L’ITALIA,  per la Spagna ed altri Paesi deboli mediterranei.

Diversi economisti affermano che l’uscita dall’Euro comporterebbe per l’Italia una svalutazione della nostra moneta stimata in una forbice tra il 30% ed il 50%. Seguirebbe una fortissima impennata dell’inflazione, che falcidierebbe il potere d’acquisto di noi italiani. In altre parole, ci troveremmo bruciato il 50% della nostra ricchezza!

Ma nemmeno i tedeschi ne uscirebbero indenni. Un tale mario Draghi finanza economia bund euroscenario, specie nel breve termine, provocherebbe gravi problemi anche alla corazzata tedesca. Essendo infatti i Paesi mediterranei tra i principali acquirenti dei prodotti tedeschi, essi verrebbero meno come mercati di sbocco e perciò ANCHE LA GERMANIA conoscerebbe un periodo di crisi. Tale crisi si ripercuoterebbe immediatamente su tutta l’Europa ed a seguire sugli Stati Uniti: sarebbe crisi economica in tutto il mondo.

In conclusione, LA DISSOLUZIONE DELL’EURO SAREBBE NEGATIVA PER TUTTI.

E’ per questo che le autorità monetarie, con in testa la BCE di Mario Draghi, e quelle politiche, con la preparazione e la credibilità internazionale di Mario Monti, stanno cercando di  evitare il collasso! Ben si comprendono allora le parole pronunciate da Mario Draghi per ribadire che L’EURO E’ UNA SCELTA IRREVERSIBILE! Ma questo non dovrebbe essere un fatto assodato? Non è già scritto nei trattati?

Ebbene, se il capo della Banca Centrale Europea si sente in dovere di precisarlo, SIGNIFICA CHE L’EURO E’ DAVVERO IN PERICOLO!

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