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Credito cooperativo: la lettera dei senatori Pd contro la riforma delle Bcc

10 Marzo 20163 min read

Una lettere sottoscritta da una ventina di senatori di area Pd ed indirizzata al premier Matteo Renzi, al ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi e al capogruppo Luigi Zanda, spacca la maggioranza sulla riforma del credito cooperativo. 

In questi giorni si sono levate numerose voci contrarie al decreto legge sulle banche, che contiene numerosi elementi lesivi dell’identità cooperativa.
Dopo il malumore espresso da alcuni esponenti del Governo, tra i quali il ministro dell’Ambiente Galletti ed il ministro dell’Interno Alfano, adesso anche una parte dei senatori del Partito Democratico chiede un cambiamento in aula della riforma.
bcc letteraTra i sottoscrittori della missiva ci sono Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria di Palazzo Madama, Doris Lo Moro, Maurizio Migliavacca, Miguel Gotor; ci sono anche alcuni esponenti della sinistra dem tra cui Cecilia Guerra, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci, Felice Casson, Sergio Lo Giudice.

Sono diverse le parti del decreto oggetto della critica dei senatori. Prima di tutto, sostengono i promotori dell’iniziativa, andrà chiarito come sarà costituito il capitale della holding unica, se questo cioè sarà finanziato da contanti o attraverso il conferimento di asset, un’opzione quest’ultima che, secondo i senatori Pd, renderebbe le Bcc estremamente deboli.
Ma l’aspetto più problematico riguarda la norma sul way-out, ovvero la misura che consente alle Bcc con un patrimonio netto superiore a 200 milioni di euro di trasformarsi in Spa pagando un’imposta del 20%.
E’ un errore – scrivono in senatori nella missiva – consentire la trasformazione della Bcc in spa. In tal modo si darebbe ai soci attuali il pieno possesso di riserve, che costituiscono in media il 90% del patrimonio delle Bcc e che sono state accumulate dalle precedenti generazioni in esenzione d’imposta per la precisa finalità di esercitare lo scambio mutualistico nell’attività creditizia. L’imposta sostituiva, d’altra parte, non ripagherebbe le imposte evitate in tanti decenni e il loro costo finanziario cumulato per lo Stato. Ove l’errore fosse confermato, il minimo che ci si possa aspettare è una procedura d’infrazione da parte della Ue per aiuti di Stato”.

Un ulteriore elemento da chiarire sarà la data a partire dalla quale monitore i requisiti patrimoniali delle Bcc, valutando se possiedono il patrimonio necessario per trasformarsi in Spa. Il Governo non ha ancora specificato nulla a riguardo.
I senatori del Pd propongono di prendere in considerazione come data-spartiacque quella dell’ultimo bilancio approvato prima della pubblicazione del decreto per evitare aggregazioni di tipo meramente opportunistico.

 

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