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Credito cooperativo, Gardini: faremo valere la nostra presenza sul territorio

22 Febbraio 20163 min read

La cooperazione è pronta al dialogo con il premier Matteo Renzi e a far valere la propria presenza sul territorio per modificare il decreto sulle Banche di Credito Cooperativo. 

Lo ha ribadito ieri Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Negli ultimi giorni molti hanno espresso le proprie perplessità sulla riforma delle Bcc: membri del Governo, dirigenti cooperativi ed economisti hanno criticato, in particolare, la norma gardini bccsul way-out, che consente agli istituti di credito cooperativo con patrimonio netto superiore ai 200 milioni di euro di trasformarsi in Spa rendendo disponibili le risorse accantonate in questi anni.
È uno scippo generazionale – dichiara Gardini – Non chiediamo favori ma il rispetto della nostra natura. Nella cooperazione i fondi di riserva rappresentano gli utili accantonati in oltre un secolo di attività mutualistica. Vale specificare che sono utili sui quali non sono state pagate imposte a fronte di vincoli stringenti. Ecco pensare di affrancare queste risorse è un precedente preoccupante. Oggi potrebbe toccare alle banche, domani ad altri settori della cooperazione“.

Confcooperative ha dichiarato a più riprese di condividere l’impianto generale della riforma, con la costituzione di un’unica holding a capo del sistema.
Lo schema del decreto, volto a migliorare l’efficienza del credito cooperativo e a favorire i processi aggregativi, viene contraddetto, però, da una norma che invita le banche a scegliere la strada dell’autonomia e della fuoriuscita dal movimento cooperativo.
Negli ultimi anni il mondo della cooperazione, ivi compreso quello delle Bcc, ha perso per strada alcuni valori fondamentali imboccando in alcuni casi la via dell’illegalità. Proprio per questo motivo è necessario rinnovare il patto costituzionale e rafforzare i principi della mutualità, della democrazia economica e del profitto sociale sanciti dalla Costituzione.
La riforma delle Bcc rappresenta, al contrario, un’accettazione quasi rassegnata della crisi che sta vivendo la cooperazione che farà emergere nuove e maggiori problematiche in seno alle cooperative.
Il presidente di Confcooperative intende, però, mobilitare tutte le risorse in capo alla cooperazione per modificare il decreto: “Siamo pronti a dialogare e a confrontarci anche con il premier in tutte le sedi possibili per lavorare ad una correzione della norma. Altrettanto certo è che per fare valere le nostre ragioni ricorreremo a tutta la nostra capacità di presenza sul territorio”.

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