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Credito cooperativo, Confcooperative: dal Governo una violenza istituzionale

11 Febbraio 20163 min read

Dopo il lungo dialogo, arriva il gelo improvviso.
Il mondo del credito cooperativo reagisce sdegnato al decreto legge di riforma delle Bcc approvato ieri in Consiglio dei Ministri e presentato successivamente in conferenza stampa dal premier Matteo Renzi e dal Ministro dell’Economia e delle Finanza Pier Carlo Padoan.

Il decreto conferma alcuni punti proposti dalle 364 banche cooperative, come la previsione di un’unica holding a capo del sistema con un meccanismo di condivisione del rischio tra gli istituti aderenti.
confcooperative logoNon tutto, però, è stato confermato. Fa discutere in particolar modo la scelta dell’esecutivo di fornire la possibilità ad alcune banche di uscire dal sistema delle Bcc trasformandosi in società per azioni.
Le banche che non intendono partecipare al capitale della nuova holding, condividendo i rischi delle sofferenze degli altri istituti, potranno, infatti, optare per un way-out. Per effettuare questo tipo di operazione è necessario possedere un capitale di almeno 200 milioni e versare un’imposta straordinaria del 20% sulle stesse riserve.
Secondo il ministro Padoan sono una decina le banche a possedere tali requisiti, la maggior parte delle quali operanti tra Toscana ed Emilia Romagna. Si tratta proprio di quegli istituti che negli ultimi mesi si sono opposti al meccanismo dell’unica capogruppo, spingendo per la costituzione di più holding a capo del sistema.

Il decreto consente di fatto a queste banche di uscire dal sistema, portando via il proprio capitale. Una vera e propria via di fuga non gradita dai dirigenti di Confcooperative.  
“Siamo lontani dal dialogo avviato un anno fa con il governo. –
ha dichiarato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative “Riteniamo che le misure che vengono delineate non rispettino il dettato costituzionale e consentano la divisione di riserve indivisibili che sono un grande patrimonio intergenerazionale costruito con sacrificio da generazioni di soci cooperatori in oltre 100 anni di storia”.
Ancora più dure le parole di Maurizio Ottolini, vicepresidente vicario di Confcooperative, che attacca senza mezzi termini il Governo: “È una violenza istituzionale che ci riporta indietro di decenni, ai giorni del Fascismo che sciolse le associazioni cooperative“.
Da mesi, eravamo in attesa del decreto bloccato da Palazzo Chigi. Ne riceviamo una doccia fredda – aggiunge Ottolini – perché le misure tradiscono le intese, stravolgono e pervertono la soluzione concordata e aprono una falla disastrosa nella tenuta del sistema. Insomma invece di sostenere la cooperazione autentica si va nella direzione opposta assicurando le tentazioni opportunistiche nonostante le rassicuranti dichiarazioni del Premier. La riforma delle Bcc, se fosse confermata così come presentata nella conferenza stampa notturna, apre un vulnus sulla non corretta destinazione e gestione del patrimonio intergenerazionale, che nel caso delle Bcc rappresenta il frutto di un lavoro di molte generazioni di soci che si sono adoperati per rafforzare il Credito Cooperativo in 130 anni di storia. Tutto cancellato con un colpo di spugna”

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One Comment:

  • ignaziocatanese

    Febbraio 11, 2016 / at 3:43 pm

    Avverte l’economista Stefano Zamagni , «..per il settore delle banche del territorio italiano suoneranno campane a morto… al governo chiedo questo: davvero vuole assumersi la responsabilità storica di cancellare una specie economica che funziona da 130 anni?…. la biodiversità del sistema bancario è un qualcosa da proteggere. Eliminarla sarebbe veramente deleterio e assurdo. Non è un caso che ovunque, a partire da Germania, Belgio e Svezia, stanno difendendo con tenacia le loro banche cooperative….”

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