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Cos’è la blockchain? – Intervista a Giuseppe Grisorio

20 Aprile 201610 min read

Di Blockchain e Bitcoin ormai si parla tanto, sia in ambito Fintech che sociale, poiché la flessibilità di questa tecnologia e della filosofia alla base del processo offre numerose possibilità di applicazione per innovare in diversi settori. Così, per capire meglio di cosa si tratta e quali sono le opportunità e i rischi derivanti da tale tecnologia, abbiamo chiesto al presidente di Bitcoin Foundation Puglia, l’avvocato Giuseppe Grisorio, di spiegarci in maniera semplice e diretta cos’è la Blockchain technology e come questa potrà far evolvere il settore finanziario, quello sociale e della raccolta fondi.

Innanzitutto, cos’è la blockchain e perché oggi se ne parla così tanto?
Nel sistema di scambi convenzionale che oggi adoperiamo siamo necessariamente costretti a riporre fiducia in un ente centrale, che funziona da intermediario e che possa garantire, dietro pagamento di un prezzo, la genuinità della transazione. Basti pensare al ruolo svolto dalla Zecca dello Stato e dalle Banche  centrali rispetto alla produzione, immissione e certificazione della moneta.

Una banca infatti, funzionando da intermediario, tiene traccia nel proprio registro degli spostamenti di capitale nei vari conti correnti e li aggiorna di conseguenza. Ma questo sistema, oltre ad avere un alto prezzo economico e sociale, non è esente da errori, omissioni, manomissioni o truffe.

Nel sistema di pagamento del bitcoin la valuta viene trasferita direttamente da un utente ad un altro, senza passare da un intermediario, anche perché il btc è blockchain-grisoriola prima espressione di moneta senza Stato. Ma dato che in rete abbiamo a che fare con anonimi, come possiamo essere sicuri che non stiano provando a truffarci?

Ecco che si comprende il valore della blockchain. In un sistema decentralizzato la soluzione consiste nella condivisione delle transazioni, che sono rese pubbliche, vale a dire con la presenza di un unico registro storico ed informatico condiviso tra gli utenti. Il tutto è coperto e garantito da precise regole matematiche, che rendono impossibile modificare arbitrariamente un singolo valore senza invalidare l’intero storico delle transazioni. Le stesse infatti sono ordinati cronologicamente ogni 10 minuti circa e inserite in un blocco , che ne rappresenta la marcatura temporale e quindi le colloca in un preciso momento storico, detto timestamp.

Il timestamp è chiamato anche blocco e la catena dei timestamp successivi prende il nome di blockchain.

Oggi se ne parla così tanto perché dopo un momento di scetticismo iniziale si è compresa l’enorme potenzialità di questo protocollo informatico e gli innumerevoli e innovativi sviluppi, ponendo le premesse per un potenziamento del cd. IOF (internet of things).

Qual è l’aspetto innovativo di questa tecnologia?
L’aspetto innovativo è dato dalla decentralizzazione nella tenuta di registri contabili, che quindi seguono una logica peer-to-peer ed informatica. Lo sforzo per la corretta tenuta del registro bitcoin, ad esempio, richiede un enorme calcolo computazionale per risolvere i problemi e le funzioni matematiche che ne garantiscono la genuinità e lo proteggono ma manomissioni, falsificazioni e attacchi a doppia spesa, pertanto i vari nodi che formano questa rete devono concordare circa l’ordine delle transazioni, sviluppando un vero e proprio consensus.

Ma la blockchain non serve solo per trasferire i bitcoin. E’ infatti possibile garantire la transazione di scambi economici, di merci, serve a tutelare la proprietà intellettuale di un contenuto online, può porsi qualche strumento per tutelare il rispetto dei contratti tra aziende, le fatture, le opere d’arte, il tracking dei diamanti e anche l’elezione dei rappresentanti politici.

Potenzialmente ogni settore dove ci sia un terzo giudice/notaio che garantisce una transazione, o una proprietà, può essere trascritto sulla blockchain senza possibilità di errore o manipolazione, fornendo una marcatura temporale garantita da precisa regole matematiche.

La possibilità di decentralizzare la fiducia consente di costruire governance al di sopra e oltre le piattaforme monopolistiche già costruite. In questa maniera invece di confidare in un ente centralizzato c’è la possibilità di pensare a modi di costruire governance in maniera distribuita.

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Com’è regolata la blockchain e dove bisogna ancora migliorare nella sua regolamentazione?
La blockchain non è regolata nel senso giuridico/normativo del termine, in quanto il lavoro è fatto volontariamente da soggetti sparsi per il globo(cd. miners) che partecipano alla gara computazionale sperando di risolvere un blocco della blockchain e quindi incamerare la relativa ricompensa(allo stato attuale 25 btc, circa 9000€!). Le regole che segue, conosciute da chiunque voglia partecipare, sono quelle del protocollo informatico su cui si basa, e che possono essere modificate solo con il consensus del 50%+1 della potenza di calcolo globale.

Dalla sua nascita assieme a Bitcoin ad oggi, in che fase di sviluppo tecnologico ci troviamo?
Avanzata ma ancora non completa. Profonde sperimentazioni sono state fatte per leggere meglio all’interno dei singoli blocchi, per poter inserire informazioni aggiuntive ad una transazione senza invalidarla, quasi a voler “firmare” un messaggio. La stessa logica alla base della blockchain permette utilizzi in vari settori della vita sociale, pubblica ed istituzionale di una comunità. L’ecosistema bitcoin è davvero vario e comprende diversi tipi di attori. Inoltre il protocollo btc, che è completamente open-source, permette agli sviluppatori di proporre modifiche al sistema e le stesse vengono implementate se raggiungono il necessario consensus.

La blockchain può generare un grande cambiamento nei mercati finanziari, ma quali ricadute reali può avere in un Paese come l’Italia?
Enormi. Un sistema decentralizzato ed informatico come quello appena descritto, applicato al mondo dello scambio di valuta, permetterebbe una tracciabilità assoluta e quindi una completa eliminazione dell’evasione fiscale, che sappiamo tutti quanto danno arreca al nostro paese, così come un controllo da parte dell’opinione pubblica su come e dove vengono spese le nostre tasse.

Inoltre si potrebbe pensare di trascrivere in questa maniera i vari passaggi di proprietà di un immobile, sostituendo in questo modo tanto il notaio quanto i registri immobiliari e le varie conservatorie che sottraggono risorse all’apparato amministrativo dello Stato(questo però a patto di modifiche legislative).

Lo stesso criterio si potrebbe applicare ai sistemi elettorali: un domani piuttosto che andare al voto con una tessera elettorale potrebbe esserci fornita semplicemente una chiave crittografica, ed il nostro voto verrebbe registrato in maniera anonima sulla blockchain per confluire infine nel risultato finale. Un risparmio enorme di denaro, tempo e risorse!

Lei è tra gli entusiasti o tra gli scettici? Qual è l’approccio corretto con cui guardare a questa  tecnologia?
Personalmente sono uno scettico entusiata! Mi spiego: le premesse e le garanzie offerte dalla tecnologia descritta sono degne di nota e studio, a patto che le condizioni di onestà dei nodi restino le stesse e non ci sia qualche tentativo lobbistico di modificare lo stato dell’arte. Pur estremamente complicato da un punto di vista informatico, non è però impossibile. Resta l’utilità teorica di un attacco del genere: che interesse avrebbe un aggressore a distruggere la tecnologia blockchain?

L’approccio corretto cui guardare questa tecnologia è quello consueto: scetticismo iniziale, studio intermedio, comprensione finale. Sono all’esito di questa procedura si potrà correttamente decidere se e quanto investire in btc e nella sottesa blockchain. Se però molti istituti finanziari, grandi banche e fondi di investimento, anche italiani, stanno investendo sempre più risorse nello studio e nello sviluppo evidentemente non sono il solo a vedere potenzialità e futuro per questo tipo di tecnologia.

 

12342644_787952408016882_4750779134821116854_nGiuseppe Grisorio

Avvocato, si occupa dello studio critico del bitcoin e delle criptovalute, della blockchain e degli smart contracts.

Ha contribuito alla traduzione e pubblicazione di diverse guide e contenuti in lingua Italiana sull’ecosistema Bitcoin, così come ha fornito il suo apporto per la stesura e l’analisi di diverse tesi di laurea in materia.

Ha organizzato convegni e incontri sul tema con il riconoscimento del locale Ordine Forense. Attualmente si occupa di sviluppare progetti formativi per professionisti del settore con l’Università degli Studi di bari.

E’ membro della Bitcoin Foundation Italia nonché fondatore e presidente della Bitcoin Foundation Puglia.

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Rocco Sicoli

Dopo anni passati tra la scrivania e il laboratorio, come redattore di riviste del settore ICT, ho deciso di tornare alla mia più grande passione: la comunicazione. Dal 2009 mi occupo di comunicazione politica sul campo, diventando campaign manager di una sfida molto ardua, radicare un nuovo soggetto fuori dagli schieramenti classici in una terra difficile come la Calabria. Studio le reti di influenza sociale e la creazione di nuovi immaginari. Credo nell'analizzare il contesto e nel trattare ogni scelta come qualcosa di matematico. Sono un cooperatore e dall'8 marzo 2016 ricopro la carica di Vice-Presidente di Confcooperative Calabria.

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