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Cosa sono e come funzionano i contratti ad impatto sociale

16 Dicembre 20163 min read

Da qualche mese la Francia è diventata il primo paese europeo continentale a sperimentare strumenti finanziari di payment by result. Parliamo di investimenti privati in attività ad alto impatto sociale che vengono ripagati dallo Stato solo se la suddetta attività ottiene un risultato sociale apprezzabile (es. re-inserimento lavorativo di persone che hanno perso il lavoro, creazione di nuove imprese, riduzione del tasso di recidiva tra gli ex detenuti, ecc). 

Nella categoria del payment by result rientrano anche i contratti ad impatto sociale (in francese Contrats à Impact Socialpromossi dal governo francese ed in questo momento in piena fase di sperimentazione. Ma come funzionano in concreto questi strumenti e che ritorni portano allo Stato, ai privati e alla società civile?
In genere l’iniziativa viene dal mondo del non profit (organizzazioni di volontariato, associazioni, cooperative) che decide di rispondere ad un bisogno della comunità locale proponendo un progetto innovativo. In Francia, ad esempio, Adie, un’organizzazione attiva nel campo del micro-credito, attuerà programmi di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati nelle aree rurali.

Si tratta, ovviamente, di un’operazione molto difficile per la criticità del contesto e per le caratteristiche dei lavoratori che richiederebbe notevoli investimenti non-profitda parte dello Stato. Le istituzioni, dunque, hanno tutto l’interesse a promuovere e premiare il protagonismo dei privati e del sociale.
In questo caso a finanziare l’iniziativa di Adie ci hanno pensato investitori privati come Bnp Paribas e AG2R che riceveranno dallo Stato l’intera cifra investita nel caso raggiungano risultati sociali significativi.
Al momento della stipula del contratto tra i privati e lo Stato, un soggetto esterno quantifica l’impatto sociale dell’iniziativa imprenditoriale. Nel caso di Adie l’obiettivo da raggiungere è la creazione di 320 posti di lavoro stabili alla fine del programma. Qualora i promotori riuscissero a superare questa soglia il “rimborso” supererebbe la cifra investita.

Come accennato in precedenza, si tratta di esperimenti e, in quanto tali, non è detto portino agli esiti sperati, soprattutto vista la complessità degli interventi e la pluralità dei soggetti coinvolti. Non è la prima volta, del resto, che si provano ad implementare strumenti di payment by result. In Inghilterra, nel 2010, sono stati lanciati i famosi Social Impact Bond e negli Stati Uniti l’amministrazione Obama ha promosso investimenti ad impatto sociale.
L’Italia, invece, sembra essere parecchio indietro sulla questione, nonostante alcune regioni come il Piemonte e la Sardegna stiano portando avanti progetti di questo tipo.
Rimane comunque positivo il fatto che molte realtà europee stiano cercando soluzioni per porre rimedio alla crisi del welfare state, puntando sull’innovazione sociale ed uscendo, tra le altre cose, dalla classica dicotomia profit/non profit. I risultati sociali possono essere misurati e devono portare a forme di remunerazione, soprattutto in un’epoca in cui le istituzioni pubbliche hanno grosse difficoltà a garantire i servizi essenziali alle comunità.

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