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Cooperative: tra fallimenti e nascita di nuove imprese

16 Gennaio 20172 min read

Il 2016 porta con sé un rendimento ambivalente per le cooperative. Nel periodo post-crisi le coop hanno rappresentato un ottimo strumento di resilienza, mantenendo inalterati i livelli occupazionali e fornendo ai lavoratori un’alternativa alle imprese fallite grazie ai workers buyout

Nel 2016, però, secondo i dati di Unioncamere, sono aumentate le cooperative che hanno aperto delle procedure fallimentari, andando in controtendenza rispetto alle altre forme d’impresa. In generale, infatti, nei primi undici mesi del 2016 sono diminuiti i fallimenti rispetto all’anno precedente, passati da 12.583 a 11.655 (-7,4%).
Le cooperative ed i consorzi, invece, classificati nella categoria “altre forme”, hanno visto aumentare il numero di procedimenti fallimentari del 13,2%.
Per quanto riguarda le singole regioni, tutte presentano un minor numero di fallimenti, fatta eccezione per Sardegna (+19,3%), Basilicata (+14,3%) e Sicilia (8,8%).

swg-cooperativeIl mondo della cooperazione mostra però un buon rendimento in termini di nascita di nuove imprese, soprattutto nel Mezzogiorno. Secondo gli ultimi dati del Centro studi di Confcooperative, nel 2016 sono nate circa 6mila cooperative, di queste il 47% è operativo al Sud.
Oggi la forma cooperativa rappresenta una risorsa fondamentale per chi possiede pochi capitali da investire, ma vuole avviare un’attività d’impresa. Per essere competitivi diventa essenziale aggregarsi e condividere il rischio imprenditoriale con altri soggetti. Ecco perché la cooperativa è uno degli strumenti migliori per chi vuole fare impresa al Sud.
I settori più dinamici sono quelli dell’agroalimentare e della cooperazione sociale. Secondo Confcooperative, infatti, il 70% delle nuove coop agroalimentari nasce nel Mezzogiorno, una percentuale che diventa del 60% per le cooperative sociali.
Il mondo del sociale nel Meridione mostra una buona vivacità anche dal punto di vista del valore della produzione, dato in aumento del 45,6%; mentre, sempre al Sud, il comparto agricolo, vittima della crisi della domanda interna e dell’embargo russo, vede crescere il valore della produzione “solo” del 23,3%.

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