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Cooperative agricole: un fatturato da 37 miliardi

27 Gennaio 20162 min read

Sono 5.000 le cooperative agricole sparse su tutto il territorio nazionale che realizzano un fatturato complessivo di 37 miliardi di euro.
Si tratta di numeri di assoluta rilevanza per un settore che rappresenta il fulcro dell’agroalimentare nazionale.

Ma sono solo alcuni dei dati che verranno presentati domani dall’Osservatorio della cooperazione agricola. Le cooperative si sono dimostrate in questi anni resilienti alla crisi, mantenendo pressoché inalterati i livelli occupazionali ed in alcuni casi trasformando le crisi aziendali in modelli virtuosi.
Parliamo dei cosiddetti workers buyout, ovvero di lavoratori che utilizzano risorse proprie per rilevare un’impresa in crisi e trasformarla in una coop agricolecooperativa.
Il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano Italia Oggi, ci tiene a sottolineare la peculiarità del mondo della cooperazione rispetto alle altre forme aziendali: «La cooperazione occupa una posizione di riguardo nell’agroalimentare italiano, quello autentico. Rappresenta un quarto del Pil, non dislochiamo le nostre produzioni, siamo italiani e lo sono anche i nostri prodotti».

Il motore della cooperazione agricola è rappresentato dalle regioni del Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. Queste regioni costituiscono il 75% del fatturato dell’agroalimentare cooperativo.
Secondo Mercuri la chiave del successo delle coop agricole del Nord sta nelle loro dimensioni e nella conseguente capacità di portare avanti piani di marchio e strategie di internazionalizzazione.
Per questo motivo l’aggregazione e la crescita dimensionale dovranno essere le prossime sfide della cooperazione. Sono già state costituite numerose filiere produttive che ricomprendono imprese del Nord e del Sud, grandi aziende e piccole realtà agricole.
Molto, però, va ancora fatto: «Quello che serve adesso – conclude Mercuri – sono politiche che incentivino l’aggregazione. Abbiamo bisogno di una cooperazione più forte e di allargare la base sociale di quella esistente. Occorre valorizzare le Organizzazione di prodotto e lavorare sulle cooperative di secondo livello»

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