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“Consumo, dunque sono”: è ancora così?

27 Giugno 20123 min read

discarica“Consumo, dunque sono” è uno dei capolavori più illuminanti di Zygmunt Bauman, utile a descrivere una società fortemente improntata all’utilizzo esasperato delle risorse a disposizione dell’uomo: a tutti i costi, anche quando ciò comporta, per l’altra parte del mondo, il vivere degli scarti altrui, di ciò che una volta consumato non serve più.

Uno status, quello del consumatore forsennato, che va ricercato con ogni mezzo poiché simbolo di benessere, e poco importa se la stessa cosa non accade per chi, per il troppo consumo, vive di discariche a cielo aperto, talvolta, uniche fonti di sopravvivenza.

Ma le cose stanno cambiando e non c’era bisogno della crisi per accorgersene.

Mantenere un ritmo incalzante di consumi, fino allo spreco (anche di alimenti), richiede un dispendio di energie, non solo economiche, enormi, ivi comprese quelle relazionali, solidali, di sussidiarietà. E la qualità dei rapporti, in ogni contesto, ne è la prova evidente.

La crisi, poi, ci ha messo anche del suo: la crescente disoccupazione e la ristrettezza di denaro a disposizione, la limitazione (forzata) delle finanze, stanno costringendo una parte della popolazione, quella fino a qualche tempo addietro tranquilla poiché appartenente alla classe media, a fare i conti con la quotidianità. Eppure c’è ancora chi spreca ancora: chi consuma oltre il possibile.

Penso, sia giunto il tempo di guardarsi allo specchio e prendere consapevolezza degli scenari in cambiamento; di quel tempo in cui occorre imparare a convivere con un solo telefono (in media gli italiani ne possiedono 1,8 a testa), con abiti non necessariamente firmati, con un uso più equilibrato degli stessi alimenti utili alla sopravvivenza.

Un tempo a cui prepararsi sin da oggi: non perché costretti dalle vicissitudini del mercato quanto, piuttosto, da una nuova consapevolezza, culturale prima ancora che economica.

Un tempo in cui assumono significato le persone, le relazioni tra queste e, in esse, principi di solidarietà e sussidiarietà. Una nuova “economia” (dal greco οἱκονομία composto da οἶκος (oikos), “casa” inteso anche come “beni di famiglia“, e νόμος (nomos), “norma” o “legge” e quindi “regole della casa” ) fatta di regole condivise per una casa comune ben più ampia delle mura domestiche.

Pronti per non finire noi stessi, benestanti consumatori, “Vite di scarto”.

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