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Cina: crolla la borsa e cresce il pericolo contagio

8 Luglio 20154 min read

Shanghai come Wall Strett nel 1929? Il crollo della borsa cinese rischia di propagarsi all’economia reale e di contagiare il resto del mondo.
Il rapporto tra l’Occidente e la seconda economia del mondo, infatti, è ormai di estrema contiguità.

C’è chi addirittura parla di una crisi che supera di gran lunga quella greca. Del resto il valore perso dai titoli cinesi dal borsa cina12 giugno (giorno in cui la borsa è iniziata a sprofondare) ad oggi è quasi venti volte superiore al debito greco.
In meno di un mese i titoli della borsa di Shanghai hanno perso più del 30% del proprio valore, una crollo verticale che ha portato allo stop delle contrattazioni per le società quotate.
Solo nella giornata odierna sono stati sospesi più di 500 titoli, per un totale di 1300 azioni di classe A, circa il 50% del totale.
Da questi dati si capisce benissimo come la crisi finanziaria, che sta vivendo la Cina, sia di dimensioni epocali e colpisca tutti senza alcuna distinzione: imprese, investitori esteri, piccoli risparmiatori ed istituzioni.

In questi giorni il governo di Pechino ha provato a correre ai ripari, adottando una serie di misure per immettere liquidità sul mercato.
La Banca centrale cinese ha iniettato denaro per ben quattro volte in meno di un mese, senza però che i provvedimenti presi abbiano sortito gli effetti sperati.
L’aspetto più preoccupante di questa vicenda è che ad essere coinvolti in prima persona sono tantissimi piccoli risparmiatori che si sono addirittura indebitati per acquistare titoli, volendo sfruttare l’estrema redditività della borsa di Shanghai.
Basti pensare che da giugno 2014 a giugno 2015, la borsa cinese ha guadagnato il 151%: una bolla speculativa oltre i limiti della sostenibilità.
Ed infatti è bastato pochissimo per farla scoppiare, creando un effetto a catena non facile da arrestare.
La domanda che si pongono tutti quanti è quali effetti possa avere la crisi finanziaria cinese sull’economia reale del colosso asiatico e sul resto dell’economia mondiale.

Gli impatti sulla vita dei cinesi saranno certamente devastanti. Nonostante, infatti, i titoli rappresentino solo il 15% della ricchezza delle famiglie, ci sarà senza dubbio un netto calo dei consumi, oltre alla difficoltà da parte dei piccoli risparmiatori e delle Pmi ad estinguere i debiti con le banche (mutui, finanziamenti, ecc.).
Si prospetta, dunque, un periodo estremamente complesso per un’economia che, già da qualche tempo a questa parte, ha perso quell’aurea di “invincibilità” che per tanti anni l’ha contraddistinta.
Il partito-stato cinese avrà un ruolo chiave, perché questa volta a pagare gli scotti della crisi saranno milioni di cittadini: una situazione, insomma, non di facile gestione.
Così come non sarà facile gestire le eventuali ricadute sui mercati internazionali. I primi effetti sono stati percepiti, oggi, negli Stati Uniti con il Dow Jones che al momento perde 1,29 punti ed il Nasdaq che è sotto dell’1,61%.
La Cina, del resto, è la seconda economia mondiale e le aziende internazionali che hanno investito nel paese asiatico sono molteplici. Impossibile pensare che le borse americane ed europee possano restare indifferenti.

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