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Cerved, gli effetti della crisi: quasi un milione di posti di lavoro persi

2 Febbraio 20152 min read

Gli effetti della crisi sono stati devastanti. Li respiriamo ogni giorno e li misuriamo con precisione attraverso le elaborazioni dei vari centri ricerca.
L’ultima analisi in ordine di tempo è quella effettuata da Cerved e riportata da Il Sole 24 Ore.
Il periodo preso in considerazione va dal 2008 al 2014, ovvero quello immediatamente successivo all’inizio della crisi economica negli Stati Uniti e alla sua conseguente propagazione negli stati europei.

caschetto lavoroI numeri presentati da Cerved sono impressionanti.
Negli ultimi sette anni l’economia italiana ha perso 980 mila addetti. Una cifra spropositata che racconta alla perfezione quale è stato l’impatto della crisi sul sistema produttivo italiano.
Ma non è questa l’unica elaborazione inquietante. Ci sono anche i dati sui fallimenti delle imprese.
Ogni anno migliaia di realtà imprenditoriali sono costretti a chiudere i battenti ed il 2014 è stato l’anno peggiore da questo punto di vista, con una percentuale di fallimenti in aumento del 10% rispetto all’anno precedente.
La buona notizia, se così vogliamo chiamarla, è che si è trattato di aziende di piccole dimensioni.
Dunque le ripercussioni sulla perdita di posti di lavoro non è stata eclatante: -0,5% nel confronto con il 2013.
Si tratta di un dato parzialmente positivo, poiché frena l’impressionante emorragia di addetti disimpegnati da un anno all’altro.

Se diamo uno sguardo al fatturato delle piccole e medie imprese la situazione non migliora certamente. Le Pmi in questi anni hanno perso 5,60% del loro fatturato; le piccole imprese sono state quelle più colpite dalla crisi con una variazione negativa attestata attorno al -8,70%.
La zona maggiormente coinvolta è stata il Nord-Ovest, dove nel 2014 si è registrata la maggior quota di fallimenti ed una perdita complessiva di addetti stimabile attorno alle 56.000 unità lavorative.
Regioni come il Piemonte contano di rilanciare la propria economia attraverso la ripresa del settore automobilistico, sfruttando il mercato americano ed il favorevole tasso di cambio euro/dollaro.
Tra i settori più in crisi nell’ultimo anno vanno annoverati quello dei servizi e delle costruzioni. Quest’ultimo ha fatto segnare, nel 2014, una perdita del 22%.

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