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Cerrone e Mezzatesta: “La Calabria non investe su bambini e famiglie”.

22 Marzo 20224 min read

Il settore dell’istruzione per i bambini da 0 a 6 anni in Calabria soffre di una storica carenza di offerta, che arriva appena a coprire il 10,9% dei bambini della nostra regione, tra strutture pubbliche (solo il 2,5%) e private. Per comprendere quanto siamo indietro rispetto alle altre regioni e persino alle linee guida europee, basti pensare che l’Unione Europea ha sancito come obiettivo minimo di raggiungere almeno il 33% dell’utenza 0-6, dunque ben tre volte la percentuale attualmente coperta dai servizi di istruzione nella nostra regione.

Le opportunità mancate del settore dell’istruzione per bambini

Eppure, le opportunità per chiudere questo gap, che influisce in maniera pesante sui diritti e sul futuro di tanti bambini calabresi, ci sarebbero: basti pensare ai fondi del PNRR che potevano essere destinati a questo settore o a politiche regionali lungimiranti che avessero investito realmente nella creazione e nel rafforzamento di asili e nidi pubblici e privati. La scelta ormai arcaica di emanare bandi cui far partecipare le strutture di istruzione primaria non può portare beneficio alcuno, se non ampliare la forbice delle diseguaglianze tra territori.

Basti pensare che su 403 comuni calabresi solo il 22,8% offre servizi per la prima infanzia, un campanello d’allarme da avere ben a mente per comprendere quanto siano ampie le disparità e le diseguaglianze tra i bambini in base alla mera fortuna di nascere in un comune anziché in un altro. Ricorrere a bandi lascia troppa discrezionalità, poiché c’è bisogno di fondi che spesso i comuni non hanno, di risorse per la progettazione e anche di coraggio per investire in maniera sostanziosa in strutture (spesso da rifare o da mettere a norma) che non si sa poi se saranno effettivamente finanziate e sfruttate per la crescita dei nostri bambini.

Le proposte di Confcooperative Calabria

È evidente la necessità di una cabina di regia regionale che metta a sistema il settore, facendo sedere attorno al tavolo i rappresentanti dei servizi 0-6, gli assessori e il presidente della giunta regionale, i dirigenti regionali, rappresentanti del Terzo Settore e i rappresentanti dell’ANCI poiché sono proprio i comuni alla fine della fiera ad avere tra le mani la patata bollente da gestire verso le famiglie. Un tavolo programmatico e pragmatico che parta subito dalla messa in campo delle misure per avviare il processo già previsto nel piano ministeriale “pluriennale per il sistema integrato di educazione e istruzione per bambini di età compresa fra gli 0 e i 6 anni” contenuto all’interno del Fondo Nazionale per il Sistema integrato. 

Rendere i servizi per la prima infanzia universali, più diffusi e accessibili, è una sfida nella lotta alla povertà educativa poiché gli asili nido sono il primo luogo di socialità che offre ad ogni bambino un’occasione per ridurre le disuguaglianze, un’opportunità formativa unica ancor più per quelle famiglie con maggiori difficoltà economiche e meno integrate nella società. Inoltre, servizi più diffusi e accessibili faciliterebbero non poco la quotidianità di tante mamme che potrebbero così lavorare in maniera più serena e non dover rinunciare alla propria realizzazione professionale per dedicarsi interamente ai propri figli.

Alla luce di quanto evidenziato riteniamo che sia necessario ed ormai improcrastinabile un confronto tra rappresentanti del mondo 0-6, Terzo Settore, Regione e ANCI per l’attivazione di tavoli di co-programmazione che nel rispetto delle linee guida nazionali e delle specificità territoriali diano risposte reali e concrete ai bambini, dando la possibilità a questo settore di crescere e con esso di far crescere l’intera regione sia oggi, sia domani con bambini più formati.

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