Quale sarà il futuro del welfare in Italia? Anni di sperperi ed assistenzialismo hanno messo in discussione l’intero sistema italiano, fino ad arrivare nell’ultimo periodo a corposi tagli alla spesa.
La conseguenza inevitabile è stata un ripensamento dell’impianto teorico e pratico del welfare; si sta facendo strada un modello che potremmo definire misto, con un protagonismo evidente degli attori sociali.
Cooperative, associazioni, fondazioni, organizzazioni non-profit rappresentano ormai una costola del sistema assistenziale italiano; con tanti aspetti negativi e degenerativi, ma anche con molte esperienze virtuose.
Il presidente di Federsolidarietà-Confcooperative, Giuseppe Guerini, nel corso di un editoriale per il portale Vita.it ha sottolineato la presenza di tanti esempi positivi in tal senso.
«Per generare un progetto di successo – spiega Guerini – è indispensabile il coinvolgimento attivo e la responsabilizzazione delle persone, partendo essenzialmente da una donazione di fiducia, dalla trasmissione di una passione e di un desiderio di cambiamento. Da qui crescono poi capacità e competenze. Si tratta di una dinamica essenzialmente mutualistica, che fa crescere il welfare condividendo responsabilità e capacità di rispondere ai propri bisogni condividendoli».
I servizi di assistenza alle persone sono stati e continuano ad essere uno strumento di scambio affaristico, un settore dove le persone vengono considerate come dei semplici utenti. Secondo Guerini, proprio quest’ultimo aspetto esprime a chiare lettere il fallimento del modello tradizionale di welfare.
Il mondo delle cooperative e più in generale il Terzo Settore offrono valori e sistemi organizzativi completamente diversi, più in linea con gli attuali bisogni della società: «Avremo sempre più bisogno – aggiunge Guerini – di forme di imprenditoria sociale, partecipata e capacitante, che si fonda sul desiderio fondamentale di riconoscere dignità alle persone, che è cosa molto diversa dal voler posizionare un contenitore organizzativo e imprenditoriale su un flusso di denaro, pubblico o privato che sia, per erogare servizi e prestazioni ad utenti e clienti».
Il welfare collaborativo è ormai una realtà di fatto. Non comprenderlo significa rinunciare ad una società nella quale sono le persone, e non una semplice dinamica di mercato, i veri attori sociali.
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