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Alternanza scuola-lavoro: pochi tirocini nelle imprese non profit

19 Ottobre 20162 min read

Il Ministero dell’Istruzione ha reso noti i dati sull’alternanza scuola-lavoro in seguito all’approvazione del decreto “Buona Scuola”. 

Il provvedimento rende obbligatori, a partire dal terzo anno di scuola, 200 ore di tirocinio per gli studenti dei licei e 400 ore per gli studenti degli istituti tecnici o migranti-cooperativeprofessionali. Nel 2015 sono stati più di 650mila i ragazzi che hanno effettuato degli stage, in aumento del 139% rispetto al 2014.
L’obiettivo del Governo è arrivare nei prossimi due anni a quota 1,5 milioni, facendo sì che tutti i giovani che frequentano gli ultimi tre anni di scuola effettuino un’esperienza lavorativa.
Avvicinare le giovani generazioni al mercato del lavoro è fondamentale per diminuire il distacco, al momento abissale, tra scuola, università e lavoro.

Per quanto riguarda le imprese, sono state quasi 150mila le organizzazioni coinvolte, con una variazione positiva del 41% nel confronto con l’anno precedente.
La maggior parte degli studenti ha svolto il proprio tirocinio all’interno di aziende for profit (36,1%). C’è poi una percentuale (12,4%) che ha lavorato nelle strutture interne alla scuola come le biblioteche scolastiche, mentre l’8,5% ha effettuato lo stage nelle pubbliche amministrazioni.
E il non profit? Solo il 7,6% ha svolto il proprio percorso di alternanza scuola-lavoro in un ente non profit. Si tratta di un numero esiguo che certamente non contribuisce a migliorare il livello di conoscenza dei valori e delle potenzialità economiche del Terzo settore.
Il tema dello studio del modello cooperativo negli istituti scolastici e nei corsi di studio universitari dovrà essere una delle battaglie della costituente Alleanza delle Cooperative. Per rinnovare la gestione manageriale delle imprese sociali ed i quadri dirigenziali delle organizzazioni di rappresentanza, bisognerà partire inevitabilmente dalle giovani generazioni e sfruttare la loro visione positiva del sociale.
Oggi i modelli collaborativi e sostenibili sono attraenti agli occhi dei giovani. Far conoscere loro le coop e le imprese sociali in generale, come strumenti in grado di interpretare al meglio il loro desiderio di socialità, è un compito doveroso e una sfida che il mondo della cooperazione dovrà impegnarsi a vincere.

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