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Agrumi: crollano le esportazioni

13 Gennaio 20163 min read

Il mercato di arance, clementine, limoni e mandarini sta vivendo un periodo di crisi abbastanza preoccupante.
Le cause sono da individuare principalmente nella presenza sempre più massiccia di prodotti provenienti dall’estero, con particolare riferimento alla Spagna.

Lo evidenzia un report realizzato dal portale Italfruit.net che mette insieme i dati su importazioni, esportazioni e consumi del settore per verificare lo stato di salute del mercato.
frutta embargo russiaL’annata 2014-2015 ha mostrato una diminuzione del suolo investito in agrumi con 148.157 ettari investiti e una produzione di 3,3 milioni di tons.
Il 60% della superficie agrumicola è costituita da arance, seguita da clementine (19%) e limoni (17%); per quanto riguarda, invece, le regioni con la maggiore superficie coltivata al primo posto troviamo la Sicilia con 85.455 ettari investiti, poi c’è la Calabria con 37.268 ettari e la Puglia con 9.391 ettari.

I dati più rilevanti riguardano il livello di esportazioni ed importazioni.
Negli ultimi sei anni c’è stato un progressivo crollo dell’export di agrumi: siamo passati dalle 344.009 tons del 2009-2010 alle 250.622 tons del 2014-2015.
Il settore è riuscito in qualche modo a sopperire alla riduzione delle esportazioni grazie all’aumento del prezzo medio, passato da 0,64 al kg di sei anni fa ai 0,74 al kg odierni.
I nostri principali partner commerciali sono la Germania, l’Austria, la Svizzera e la Polonia.

Ad una diminuzione delle esportazioni fa da contraltare un incremento notevole delle importazioni. In sei anni siamo passati da circa 290.000 tons e 467.986. La bilancia commerciale, dunque, ha presentato dei costanti valori negativi negli ultimi cinque anni, sia in termini di valore che di quantità.
E pensare che la maggior parte degli agrumi proviene da un solo paese: la Spagna. Il 60% degli agrumi importati in Italia viene, infatti, dalla realtà iberica, segno evidente del dominio spagnolo del mercato europeo, una leadership che non poteva che mettere in crisi il nostro settore agrumicolo.
Un esempio del divario enorme tra Italia e Spagna è rappresentato dalla produzione di arance. Secondo il rapporto di Italfruit, l’Italia nell’annata 2014-2015 ha venduto all’estero circa 90 milioni di euro di prodotto contro 1 miliardo di euro della Spagna.
La differenza tra le due realtà sta nella capacità della Spagna di volgere lo sguardo con più attenzione e lungimiranza verso i mercati esteri, guardando non solo all’Europa, ma anche a nazioni come Emirati Arabi, Brasile e Canada.
Le imprese agrumicole italiane, invece, situate prevalentemente nel Mezzogiorno, non hanno colto le opportunità offerte dal processo di internazionalizzazione, limitando la propria attività commerciale al mercato italiano.
In un contesto di crisi della domanda interna, avere simili limiti strutturali mette inevitabilmente in crisi l’intero comparto.

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