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Affrontare il cambiamento invece di evitarlo

6 Luglio 20123 min read

CambiamentoÈ la sfida più importate del momento. Quella che ci sollecita nuovi stili di vita, nuovi modi di pensare, nuovi agire. Qualcuno teso al miglioramento, ad un’evoluzione (in termini di crescita) di ciò che fino ad oggi è stato, altri ad un ridimensionamento, ad un passo indietro. In un caso o nell’altro, così come accade nella quotidianità della nostra vita, ad un cambiamento.

Non è solo la parola del momento ma, come introducevo, una vera e propria sfida personale: la spinta e la sollecitazione ad uscire dalla nostra zona comfort per affrontare la realtà con rinnovata consapevolezza, determinando, facendo accadere, quei cambiamenti necessari al vivere l’oggi con nuove motivazioni utili anche per proiettarsi al domani.

La sfida sta tutta qui. In questa determinazione.

C’è, invece, chi si chiude in se stesso/a, aspettando che le cose cambino da se, facendo di tutto per evitare, da protagonista, ogni cambiamento, preferendo subire piuttosto che re-agire. La bufera prima o poi passerà e le cose torneranno a loro posto. Ma, se abbiamo esperienza non di una bufera vera e proprio quanto, piuttosto, di un forte vento, sappiamo bene che alla fine dell’evento atmosferico le cose non stanno proprio tutte al posto dove si trovavano. E li inizia lo smarrimento, spesso tragico, incapaci come siamo di aver tenuto testa alla bufera. Magari prevedendola e preparandoci e non, come più volte accade, nascondendoci, evitandola.

Il cambiamento è parte integrante della nostra vita: si tratta di scegliere se esserne protagonisti o spettatori. Nel primo caso possiamo sperare in un progresso (personale o professionale che sia); nel secondo caso, in una vera e propria involuzione. Occorre vincere tentennamenti e paure e, con una buona dose di umiltà e coraggio, saper chiedere aiuto. E, anche quando pensiamo di riuscire da soli, occorre il coraggio di intraprendere nuove strade, imparando ad agire in modo diverso da come abbiamo sempre fatto, facendo leva sulle buone pratiche acquisite ma anche potenziando le stesse e migliorando le diverse aree nelle quali ci leggiamo deboli.

Il “sono fatto/a così” è segno di arrendevolezza. Di demarcazione dei nostri limiti. Di paura.

Mettiamo mano al nostro Piano d’Azione Individuale; riprendiamo il Bilancio delle Competenze; avvaliamoci della consulenza di professionisti ai quali chiedere consiglio; intraprendiamo nuove strade.

Alla fine della tempesta saremo ancora lì, pronti a nuove sfide, a nuovi e continui cambiamenti.

 

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