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Tfr in busta paga: lo ha richiesto solo lo 0,8% dei lavoratori dipendenti

14 Settembre 20152 min read

Quanti lavoratori hanno richiesto la liquidazione del Tfr in busta paga? Davvero pochi secondo quanto riportato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.
Su un campione di 1 milione di lavoratori dipendenti a richiedere il Trattamento di fine rapporto insieme alla retribuzione mensile sono stati solo 8.420 addetti del settore privato, corrispondenti allo 0,83% del totale.

Dopo cinque mesi dalla sua entrata in vigore, quindi, quello che doveva essere un provvedimento per rilanciare i consumi delle famiglie e dei lavoratori si sta rivelando un fallimento. Sono pochissimi, infatti, i cittadini disposti a percepire nel lungo periodo una somma inferiore a quella spettante per avere maggiore tfrliquidità immediata.
Come abbiamo più volte riportato in questa sede, infatti, il Tfr anticipato in busta paga viene sottoposto al regime ordinario di tassazione e non a quello agevolato come il normale Trattamento di fine rapporto.
Questo comporta una perdita di risorse tale da non giustificare la liquidazione anticipata.
Sta riscuotendo, invece, un grande successo la riscossione anticipata del Tfr già maturato (+27% nei primi 8 mesi del 2015), in quanto non sottoposto a tassazione ordinaria come quello da maturare.
È evidente, dunque, come il rilancio dei consumi non possa avvenire attraverso provvedimenti di questo tipo, ma solo grazie ad una revisione completa dell’impianto fiscale per le aziende ed i lavoratori stessi. Aumentare il carico fiscale dei dipendenti, anziché diminuirlo, non può avere un effetto positivo per i consumi.
La prossima Legge di Stabilità, da questo punto di vista, dovrà fare un salto di qualità perché iniziative come il Tfr anticipato in busta paga, il bonus Irpef ed il bonus bebè rimangono dei provvedimenti inefficaci senza una più ampia strategia di abbattimento del carico fiscale, riduzione degli oneri burocratici e agevolazioni finanziarie per attrarre investimenti interni ed esteri.

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